meno due…

la domenica quando sono da sola generalmente è un trascinarmi senza senso per la casa…come direbbe camilleri e il suo alter ego montalbano, un “tambasiare casa casa“. ieri e oggi sono state due giornate limpidissime, per quanto incredibilmente ventose. la mattina il panorama di una siena illuminata dal sole, nitidissima, mi ha lasciato senza fiato, quasi come se la avessi vista per la prima volta, tanto era chiara e pulita; una nitidezza che mi ha fatto inumidire gli occhi. come c’era da immaginarsi, in attesa del volo che mi porterà a londra, queste ultime giornate si stanno trascinando lentamente…ma è incredibile come il momento della partenza si avvicini…le ore, i minuti sembrano non passare mai, mentre le giornate corrono via in fretta. tutto dovrebbe essere più o meno pronto…la presentazione, i cd, le stampe relative agli studi, le stampe dei biglietti ryanair-terravision-ostello..in realtà è tutto pronto da diversi giorni.

ieri pomeriggio una lunga passeggiata per le mie colline, battute dal vento…ho respirato l’odore delle crete, dei rovi, dei funghi nascosti da qualche parte, delle foglie cadute che presto diventeranno terra, l’odore della terra mischiata ai primi freddi; mi sono soffermata a guardare, come attirata dentro a un caleidoscopio, come sia cangiante, anche nello spazio di pochi metri quadri, il colore delle crete, e come sfumi dal beige al grigiolino chiaro al cachi, e come sia più azzurro il cielo quando si incontra con le zolle di terra livida… e come sia incredibile l’effetto ottico per cui sembra che si muovano e lentamente ti attirino verso di sè, verso quell’immobilità quasi lunare, sospesa…mentre forse non c’è niente di più immobile. mi sono fermata a guardare il trattore che si arrampicava sulle colline come un insetto sulle dune di sabbia, mangiando terra grigia e risputando zolle di un marrone quasi arancio. ho rivisto finalmente, dopo mesi di calura, la sagoma dell’amiata che si stagliava netta e precisa sul cielo terso, e sulla
lontananza il cono vulcanico di radicofani. e mi sono resa conto che, per quanto quella di martedì non sia la partenza definitiva, sto dando un doloroso arrivederci a tutto questo…l’autunno inoltrato nelle mie colline sa di castagne, di olio novo, di cavolo nero, profuma di vino e di sterpaglie che bruciano, di terra bruna e umida, di pancosanti, di ribollita. e ho pensato a quanto sia, permettetemelo, ingiustamente doloroso, essere nati qui, appartenere a tutto questo, ma essere costretti ad allontanarsene per realizzare i propri desideri, per riversare altrove il proprio amore per il costruito, che proprio da qui nasce e si alimenta. certo, è un arrivederci; tornerò spero il più frequente possibile, spero un fine settimana al mese, per tornare a respirare, a rotolarmi in tutto questo, a riempirmi gli occhi, la pelle, il cuore, i polmoni…tornerò tra qualche anno, definitivamente, e questo tornerà ad essere il mio nido, il nostro nido, qui dove la terra grigia incontra le nuvole, dove i fagiani, gli scoiattoli, i caprioli non si stupiscono quando ti incontrano e sembrano considerarti parte del loro mondo.

ma… c’è una buona notizia: s’è acceso il riscaldamento! sul finire della giornata ho sentito un certo incoraggiante gorgoglio…la mattina in casa avevo 15,6 gradi. ah, le gioie del riscaldamento condominiale! me ne stavo qui con tre golf di lana, la sciarpa, una kitschissima borsa dell’acqua calda a forma di cuore (che avrebbe, volendo, il cappottino peloso rosso a forma di cuore…)… la mattina per riscaldarmi ho acceso il forno e l’ho tenuto aperto per una mezz’ora.
vado a letto, cittini, che domani sarà una giornata strana…rientro a firenze dai miei, preparazione spirituale per la partenza, ultimi check di email, dal meccanico per la revisione della panda…e poi inizia l’avventura.
vi abbraccio forteprossima fermata Stansted.

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