il mio monday meeting….

…alla fine è toccato anche alla sottoscritta. il temibile monday meeting e la sua “talk” di 45 minuti si sono abbattuti su di me lo scorso lunedì, 2 march…ho aspettato questa data per due mesi, con un’ansia paragonabile forse solo al giorno della mia tesi. e del resto avevo scelto proprio come argomento la mia tesi, discussa ahimè nel lontano luglio 2004: il restauro della villa di poggio santa cecilia, un piccolo borgo abbandonato vicino a siena, naturalmente.

munita di portatile e di stampine A4, ma soprattutto (e questa è stata senz’altro la scelta vincente) di focaccine a quadrupla lievitazione di marks & spencer pomodoro e basilico, ho conquistato la platea; soprattutto quando gli ascoltatori hanno scoperto che le focaccine erano calde calde. ci mancava la tovaglina a scacchi e un fiasco di vino, poi pareva la reclam dell’italia, ma va bene così. sono stata contenta per loro perchè credo che abbiano visto qualcosa di significativo (a prescindere dal “valore aggiunto” del mio lavoro), dal punto di vista storico-architettonico…e io mi sono goduta un tuffo nel passato, riscoprendo la magia di un luogo che per me ha significato tantissimo; ma suppongo sia così per tutte le tesi. insomma, per quest’anno ho dato…nel dietro le quinte del mio cervello si si è già insinuata la preoccupazione per la scelta del tema al mio monday meeting del 2010, questo per farvi capire l’entità del mio lato oscuro, diciamo.

per il resto la vita scorre sui binari consueti, la mia latitanza è sintomo fortunatamente di un certo carico di lavoro; che tenderà ad aumentare immagino, come per gli altri: una delle colleghe tedesche da lunedì va via per nove mesi per fare un corso di specializzazione (che nelle sue descrizioni ha assunto più la parvenza di un corso di sopravvivenza) alla SPAB, la society for the protection of the ancient buildings. l’idea è prendere 4 persone, tendenzialmente architetti o operanti a vario titolo nel settore, caricarli su una macchina con tende, sacchi a pelo, torce eccetera, e farli scorrazzare a destra e a manca per il regno unito, ad approfondire le tecniche costruttive fondamentalmente degli edifici antichi, di pregio e non. descritto così ha un che di reality show con un vago sapore di campo scout (il listone delle cose da portare sembrava presa paro paro dal manuale delle giovani marmotte), ma sono convinta che sia un’esperienza splendida…sempre che non si finisca a scannarsi con i compagni di viaggio naturalmente. sono previste esercitazioni pratiche, lettura di libri e manuali ed estenuanti sessioni ai pub dei paesini che via via toccheranno nel loro pellegrinaggio.

e senza quasi essermene resa conto siamo già a marzo; regent’s park, la mia tappa obbligata per arrivare in centro, ha ricominciato a chiudere alle sette; le giornate sono ancora freddine, ma si stanno allungando; sugli alberi hanno iniziato a spuntare le gemme rosa pallido e i prati si stanno ricoprendo di tappeti infiniti di narcisi. lo scorso anno fu uno spettacolo eccezionale e devo dire per me completamente inatteso; i più fedeli di voi si ricorderanno senz’altro descrizioni entusiastiche e per non dire invasate, condite da primi piani di fiori gialli presi da ogni angolazione. una monomania botanica con la quale ho convissuto per almeno due mesi, e che naturalmente non vi risparmierò nemmeno quest’anno. e continuo a convivere anche con la monomania del trasloco, bisogna che mi decida prima di iniziare ad usare il forno come succursale del cassetto della biancheria.

l’arrivo della primavera a londra è uno spettacolo splendido, devo ammettere che l’ho sentito di più lo scorso anno quassù che non, paradossalmente, quando stavo in campagna…sarà perchè in una città come londra, LA città per eccellenza, si rimane sempre stupiti dall’eccezionale presenza di verde; anche la city, il cuore pulsante (un po’ malaticcio a dire il vero ultimamente) del mondo finanziario, pullula di giardini minuscoli. e passata la primavera, per l’esattezza a luglio o piu’ realisticamente a settembre, ci dovrebbe essere una “exhibition” dello studio per cui lavoro, e che quest’anno compie 125 anni…per adesso stiamo raccogliendo (stanno anzi) materiale e cercando la location, che dovrebbe essere quasi certamente la cripta della chiesa di st. martin in the field: guardando la national gallery è la chiesa sulla destra, con un campanile slanciatissimo e una tradizione lunghissima di evening concerts a lume di candela; il nostro studio ha lavorato al restauro negli ultimi 3 anni (almeno), per cui capiterebbe a fagiolo. staremo a vedere

e per adesso, da una loveridge road immersa in un’alba arancio fluorecente, vi saluto.

sciaoooooooooooooo!

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