Dove ero rimasta?

L’ultima volta che ho aggiornato questo blog assaporavo leggeri i sentori dell’autunno. Stamattina arrancavo, sotto la neve, a menoduegradicentigradi, in sella ad Orazia (la sua prima neve!), accompagnando la vigorosa pedalata con espressioni colorite, ispiratemi vuoi dal freddo e vuoi dalle discutibili iniziative di pedoni/automobilisti/ciclisti. Ma che fine aveva fatto l’architettessa con la cappellessa (che in questi giorni di gelo ne sfoggia una arancione, di cappellesse, da elfo freddoloso e burlone)?
Purtroppo non si e’ strafatta di tea, mollemente adagiata come una novella Titiro sul divano; ne’ si e’ fatta prendere dal torpore, anzi… Che si era un po’ persa credo fosse cosa di immediata comprensione, ma del resto a sua discolpa non aveva forse tutti i torti. Aveva capito che non era piu’ cosa il giorno in cui uno dei clienti del vecchio studio, che chiameremo Mr Wood (anche perche’ e’ il suo nome) , terrorizzato dall’ipotesi che la bara non riuscisse ad effettuare il giro completo all’interno del Porch che stavamo modificando, ha preteso lo schemino disegnato. Con tanto di bara che, a guisa di trottola futurista, roteava leggiadra in braccio a nerboruti becchini, simili a compiti Mastri Lindi. Il che mi sta benissimo (o anche no), figuriamoci…lo avevo fatto altre 10 volte, figuriamoci se mi scompongo a diramare la revision K del disegno di cui sopra. Poche ore dopo, il Contractor che sembra il fratello castano ramato di Lorenzo di Guzzanti mi riattacca il telefono sul grugno perche’ incomprensibilmente, non avendo emesso fattura, non era stato pagato. Dovrei esserci in un certo modo abituata, essendo Italiana, penseranno i piu’ maligni tra i miei “ventiquattro lettori”. Invece in quell’istante ho ricevuto subitanea illuminazione. Fuga. Repentina.
Il processo ovviamente e’ stato immediato e indolore, e la sottoscritta non ha mai rotto i cogl…ehm, abusato della pazienza di genitori-fidanzato-amici, dipingendo scenari apocalittici in cui l’eroina, che aveva avuto l’ardire di sfidare la sorte, maldiceva per i millenni a venire lo sventurato giorno in cui aveva deciso di lasciare il lavoro.
Invece e’ andata proprio cosi’. Ho cosi’dovuto riprendere in mano il curriculum e il portfolio vecchi di tre anni, e che giuro sempre a me stessa di aggiornare via via – con la stessa convinzione con cui mi suggerisco di riordinare il cassetto delle mutande. Ma alla fine l’abbiamo sfangata. Dopo un paio di colloqui e corteggiamenti, a meta’ Ottobre ho iniziato in un nuovo studio, sempre di Restauro. Dove decisamente si respira tutta un’altra aria. Niente Contractors isterici e clienti con fissazioni ehm…peculiari. I  colleghi, che vengono da tutte le parti del mondo (Australia, Germania, Spagna, India, USA) sono persone normali che non solo riescono ad articolare parola, ma sembrano anche farlo volentieri. Ma soprattutto i lavori sono molto ma molto belli, sia quelli a cui sto mettendo mano io, sia quelli che vedo circolare.
Insomma, Ulisse per ora ha trovato la sua Itaca. I primi giorni non sono stati esattamente una passeggiata, anche perche’ l’orario di lavoro e’ piu’lungo, cosi’ come il tragitto in bicicletta, che dura piu’ del doppio. Ho dovuto riorganizzarmi su altre basi per poter fare rientrare tutto come prima, compresa la piscina e  il “secondo lavorosemivolontariato” (a proposito…se nutrite una certa curiosita’ verso l’universo vegano battete un colpo! Tipo il mio dirimpettaio Max, per intenderci, che ha farcito con malcelata soddisfazione un tacchino di 10 chili :-P). Mi sento un po’ come uno di quei giocolieri che fanno roteare le palle: alla fine e’ questione di metodo ma il modo di aggiungere una palla in piu’ lo si trova sempre. Come facciamo tutti del resto. Sto trascurando la mia Farmville, ma credo che il creato tutto sommato possa fare a meno delle mie melanzane virtuali. Sono molto contenta, e’ decisamente un buon periodo. Forse Londra ha ancora qualcosa da darmi. Ma forse non ho mai pensato diversamente, sotto sotto. E per oggi da Fitzjohn’s Avenue…e’ tutto 🙂

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