caos

Giornata da dimenticare, questa.

Incomprensioni, nomi in cinese non capiti, un appuntamento che salta, la colpa che comunque e’ sempre la tua, essendo tu LO straniero.

Delle volte non voglio pensare alle difficolta’ che ho incontrato e che incontro ogni giorno qui. Preferisco pensare che sia tutto routine, anche se cosi’ non e’.

Probabilmente questo e’ il momento giusto per cambiare, magari per provare la carta di uno studio internazionale. Il fatto e’ che ho gia’ giocato troppo d’azzardo i quest’ultimo periodo, e non so se conviene continuare a farlo.

In ogni caso, oggi si chiude il primo capitolo della mia permanenza qui. Il capitolo potrebbe chiamarsi CAOS.

Alcune immagini che mi rimarranno impresse:

– L’aeroporto, i bagagli ancora da ritirare e gia’ arriva la prima telefonata, a ricordarti che potrai andare ovunque ma non portai mai scappare

– Il girone infernale del Mirador Mansion

– la prima cena da Mc Donald’s

– L’odore acre delle cozze esiccate nei negozi di Kowloon

– Una camera di 3 mq, la puzza di fritto la notte che ti sveglia, la nostalgia di casa

– La scoperta dei grattacieli del centro, la consapevolezza di avere davanti a se’ un mondo nuovo da esplorare

– Le cene al microonde con gli africani davanti a 7-11

– La ragazza di Kuala Lumpur conosciuta davanti a una birra con un sorriso troppo bello, da cui dovere scappare

– Il primo progetto, della serie “pensavo fossero uffici invece era un cimitero”

– Il lavoro, la necessita’ di dimostrare che non sei uno stupido

– Il corso di inglese appena tornato a “casa”

– Le camicie che devi fare i salti mortali per tenerle stirate e profumate

– I pranzi al mercato di Lockard Road i mezzo a centinaia di cinesi (ma gli occidentali dove mangiano?)

– La scoperta dei sandwich e dei pranzi inglesi (no grazie, preferisco il mercato cinese)

– Il sorriso disarmante delle ragazze thailndesi

– Il ferry boat come un giro in giostra

– I massaggi rigeneranti a Tsim Sha Tsui

– La prima notte su un letto vero, nel MIO appartamento

– La sorpresa dei laser colorati sopra la citta’ alle otto di sera

– Central district e il pic-nic metropolitano della domenica pomeriggio

– Il pellegrinaggio davanti allo studio di Foster

– Il pellegrinaggio davanti alla HGSB di Foster

– ” Si’ ma questo foster, quasi quasi…”

– I problemi con il lavoro, l’immigration department, la lingua, i soldi, e tu che comunque devi dimostrare a te stesso che puoi farcela

– La prima volta che il coordinatore ti dice “bel lavoro”

– La prima amica cinese che ti da buoni consigli

– La consapevolezza che in fondo in fondo, hai fatto la scelta giusta

continua…


Agggiornamento delle 21:30

Che palle rileggermi…

Ora una bella cenetta e passa tutto.

Giuro che non mi lamento più…


Ancora due immagini per rompere la monotonia di questo ammasso confuso di parole:

Se dovessero chiedermi cosa è HK per me ora direi:

UN ENORME GIOCATTOLO COLORATO

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