Transmitting…what? di Piernicola Intini

Transmitting…what?

di Piernicola Intini

Non sarà probabilmente bastato un talk-show condotto da Cecchi Paone a destare l’attenzione dell’opinione pubblica (torinese) sulla cultura architettonica e sui dibattiti in corso di svolgimento al Lingotto.
Un congresso sul trasmettere, cioè comunicare (!!!) l’architettura, riservato agli addetti ai lavori, raccontato dai soliti “eletti” ai lavori.
Di interessante, sicuramente, i titoli delle conferenze, in genere accuratamente sovrapposte le une alle altre, in modo da poterne sicuramente perderne diverse.
Ma dai titoli (cioè il tema) alle presentazioni (cioè lo svolgimento), ci passa la vanità ed il narcisismo degli architetti, con le conseguenti manifestazioni di autocompiacimento del proprio essere arrivati che non ha abbandonato (quasi) nessuno dei principali relatori della kermesse global-piemontese.
E dunque, che si parli di giovane architettura, di architettura spagnola, di grandi e piccoli, di vecchi e nuovi maestri, perfino di creatività e di democrazia, di magistrale c’è solo l’autoreferenzialità. Tutto riconduce alla trovata geniale di questo o quello che ne fa il proprio marchio di fabbrica e diventa il metro per misurare il mondo (che si tratti di un uso della pietra, di un container, o di carta igienica strutturale).
Tutti cercano di adattare il mondo alla propria architettura, raramente accade il contrario, soprattutto dopo che uno, con molta fatica, ha trovato lo stile che “funziona”…
Basta inventare la “teoria”, ma una buona, che funzioni per tutto, dal cucchiaio alla città, da Hong Kong a Bogotà…
Bene, detto questo, per gli addetti ai lavori, soprattutto per chi non ha la possibilità o la voglia di -sfogliare- almeno 6/7 riviste al mese o di navigare in internet, questo congresso è stato davvero illuminante. Per gli altri, quelli cioè che ogni tanto amano documentarsi o dare almeno un’occhiata qua e là su internet, ci sarà stata forse un po’ di delusione…dovendo sorbirsi un film già visto, e neanche un remake poi…
A parte il piacere di sentir raccontare dalla viva voce dei protagonisti le stesse cose riportate nelle riviste suddette, perlomeno abbiamo potuto gustare su maxischermo delle splendide slides, di solito riportate così fastidiosamente in piccolo sempre nelle suddette riviste…che culo!
E così passavano progetti su progetti, senza uno straccio di racconto o di informazione in più, o di rilievo su alcuni aspetti particolari del progetto, del processo di costruzione (ormai una cosa inutile e fastidiosa evidentemente delegata ad altri…).
Domande? Inutili. Dibattito assente, tanto è impensabile schiodarli dal loro mondo.
Certamente non si può tacere della presentazione di Lot-ek, studio di New York con radici italiane, creato da una coppia di architetti, qui presenti in versione Ginger e Fred con un racconto molto teatrale e ritmato dei progetti…forse la cosa più interessante, valeva il prezzo del biglietto.
Ora, cosa hanno trasmesso tutti quanti e a chi?
Personalmente mi hanno trasmesso cio’ che già conoscevo e che ho qualche difficoltà a trasmettere ai miei clienti (e già…).
Ma niente paura: un prof. Arch. Giapponese, di cui ora non ricordo il nome, ha chiesto alla platea di farci portavoce di quanto stavano affermando presso tutto il resto del mondo non convenuto (poveracci).
Quasi un rito religioso. Mancava che Fuksas distribuisse la comunione…ed era fatta!
Alla fine, non ho capito come si possa comunicare l’architettura. Credo che il soggetto destinatario debba essere sempre e solo chi la dovrà vivere, abitare, utilizzare.
Qui questo soggetto non c’era, e forse non ne era nemmeno adeguatamente informato o più semplicemente non è stato invitato.
E’ difficile comunicare agli “altri” la cultura architettonica e tutti i temi che si volevano affrontare in questa occasione, però, purtroppo, è maledettamente necessario e bisognerebbe trovare il modo più corretto per farlo.
La buona architettura comunica immediatamente se stessa a tutti. Si riconosce, anche inconsciamente, perché contribuisce al benessere ed alla qualità della vita. E probabilmente parlare di tutti gli innumerevoli aspetti necessari alla progettazione ed alla costruzione potrebbe aiutare meglio a capire la complessità di scelte, tempi, visioni, non sempre così banali come a volte sembrano manifestarsi. Potrebbe essere un bel tema da affrontare, magari nel prossimo congresso…
Ci si vede alla Biennale, dove, sicuramente, ci sarà qualcosa di diverso…

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