BIG MATCH (Parte PRIMA)
Prologo:
L’Istituto Fernando Távora, che per la cronaca è stato anche il tema della mia orrida tesi, era un edificio che avrebbe dovuto essere progettato dal fantastico duo Siza+Gehry in occasione della celebrazione di Porto come Capitale Europea della Cultura per l’anno 2001. (Nel 2001 erano Porto e Rotterdam*).
Se fosse stato realizzato, io sarei svenuto.
Sarebbe stata un’emozione troppo forte; a quel punto potevano crollare contemporaneamente S. Pietro e il Colosseo che tanto per me l’Architettura avrebbe perso pochissimo visto che dall’IFT si riceveva così tanto da compensare tranquillamente le perdite.
Perché metterci di mezzo Roma? Ma così! Giusto per fare un esempio dell’assurdo…
Nell’estate del 2006 mi venne l’idea di fare una revisione con Siza. Pensavo di atterrare sul velluto se all’esame di laurea avessi giustificato una certa scelta progettuale dicendo che era stata un suggerimento dello stesso maestro. Passai un mese a telefonare dall’Italia allo studio di Rua do Aleixo nel tentativo di scucire un appuntamento dalla solerte segretaria. C’è stato un momento in cui avevo paura che la cosa non “s’aveva da fare” visto che Agosto incombeva (se volevo fare la revisione con lui quello era l’unico momento buono) e perché per un po’ di giorni la segreteria non si fece trovare. Si era concessa il lusso di una vacanza nel momento in cui avevo bisognissimo di lei. Così un venerdì sera di Luglio mi ritrovai a chiamare per l’ennesima volta Rua do Aleixo da una cabina telefonica poco lontano dal mio quartiere. Erano delle pause che mi prendevo per tre motivi: raffreddare il cervello, rilassare la mano destra e per cercare di contrastare l’ondata di quei 8-10 chili di lardo che mi aspettavo di mettere su durante la tesi. Succedeva sempre così: la tipa mi diceva di telefonare tra qualche giorno o tra una settimana per sapere le novità. Ed invece questa volta mi rispose un tipo. Uno che non avevo mai sentito. Dal mio orologio vidi che erano passate le 19, circa le sei e qualcosa di lì. All’inizio pensavo: “È uno che pulisce i cessi dopo che gli altri se ne vanno via…”. Poi cominciai a riflettere su quel poco che già conoscevo dello studio: lì Siza ci fa le notti, quindi non dico che i cessi li poteva pulire lui ma che forse, a meno che non fosse in giro per il mondo a visitare qualcuno dei suoi cantieri, una speranzucola di beccarlo c’era ancora. Tra l’altro il tipo che mi rispondeva era straniero, il che non è una novità in Rua do Aleixo. Anche se lì ci lavorano “a rotazione” sempre un sacco di giapponesi, mi sembrava impossibile che uno venisse da Osaka nello studio di Siza solo per rispondere al telefono. Ancora oggi penso che il tipo fosse un tedesco che io conosco di vista da almeno 6 anni e che da qualche anno, forse ancora 6, si è stabilito da Siza. Insomma per farla breve avviene l’impossibile: io gli racconto brevemente perché telefono e che cosa voglio che lui faccia per me e il tipo ad un certo punto mi fa: “Si, Siza è in riunione…adesso vedo se ha finito!”.
* C’è una via a Porto, una rua di cui adesso non ricordo il nome (ma che vi farò sapere), che in omaggio a Rotterdam aveva tutte le insegne con la rispettiva traduzione in Olandese. Tabaccaio, spaccio, bar e altri negozi vari avevano tutti la loro bella insegna con la doppia lingua. Alcune insegne oranje sono ancora rimaste.
Meraviglioso.
Robe da Porto.