Il 9 ottobre 1963 una valanga di acqua, terra e detriti colpiva senza pietà la «povera Longaron, povera Longaron, povera Longarone»…“di” Marco Paolini, se mi è consentito. Parliamo della tragedia del Vajont, nota alle cronache non solo per la violenza della morte, ma anche per la sua riconosciuta evitabilità. Marco, di origini bellunesi (se non vado errato), è il narratore del racconto «Vajont 9 ottobre 1963», monologo teatrale trasmesso in diretta tv la sera del 9 ottobre 1997, proprio dalle pendici del Monte Toc. Longarone, dicevo, senza però dimenticare Erto e Casso. E Frasègn, Le Spesse, Cristo, Pineda, Ceva, Prada, Marzana e San Martino.
Tragedie come queste sono un richiamo alla stupidità umana ed italica. Ma sono anche l’immagine della precarietà della Vita. Anche la malattia può avere gli stessi effetti “illustrativi” e “ridimensionanti”. Ci mostra tutto da un punto di vista differente e ridà alle cose il giusto valore. Anche se, bisogna dirlo, non sempre la sofferenza è comprensibile. Quale morale si può mai apprendere da una tragedia ingiusta, violenta ed improvvisa che colpisce un figlio, un marito…o te stesso/a, magari per tutta la Vita?
E allora, quando ci si rimette a fare Architettura, ci si arma di una buona dose di pessimismo. Perché si sa che non si troverà mai più lavoro, in quel campo. Perché si sa che l’età conta e può non contare solo quando si è indispensabili. Perché tutti gli sforzi fatti nei raggianti anni ‘80 e ‘90, gli anni di…«Vacanze di Natale», sono ormai andati perduti. Risorse messe da parte per farci diventare tutti dei bohémien bianchi, rossi e verdoni. Ora quei risparmi servono solo per darci un supporto dignitoso. Bastano appena per la sopravvivenza. E molti di coloro che fino a qualche anno fa andavano a fare la spesa, si sono messi affianco di coloro che chiedono l’elemosina di fronte alle porte dei supermercati.
Ed intanto, il Mondo dell’Architettura va avanti. Fa male vederlo. In Portogallo il numero di riviste del settore si è ridotto più che drasticamente. Praticamente si è aperta una voragine. Ma i rotocalchi internazionali sono ancora lì, sugli scaffali di alcune edicole particolarmente fornite. O nelle librerie specializzatissime. E poi c’è internet e i suoi siti, che ci parlano di concorsi meravigliosi, vinti da architetti fantastici, alcuni dei quali alle primissime armi, come ci vogliono far credere. Le immagini sono bellissime, come neanche Stanley Kubrick le avrebbe potute immaginare. Sembra quasi che manchi poco: non tarderà molto, prima di vedere gli edifici galleggiare nell’aere. Immobili, sospesi per l’eternità.