10 mesi senza metter

10 mesi senza metter piede nel bel paese e poi in dieci giorni, ci sono tornata due volte…

ore 15.00

aeroporto di Fiumicino

un cartellone pubblicitario sullo sfondo del banco assistenza clienti dell’alitalia, dice “AUSTRALIA”, la scritta è bianca e domina in alto una grande foto dell’opera di SYDNEY. Lo sguardo distratto, ritorna di scatto sull’immagine, scrutando l’argento del mare e un velo di nostalgia, mi ricorda che alla fin fine, è l’Australia, che mi ha portato questo finesettimana a Sanremo.

Il “fotografo” italo-australiano, autore di tutte le immagini che mi ritraggono negli ultimi mesi, qui nel blog, è in Europa. Per l’esattezza nella città dei fiori, che gli dette i natali, molti anni fa. Quella di partire, una decisione alla sua maniera, così..all’improvviso senza pensarci più di tanto. 5 minuti entrambe le mani sulla tastiera del pc, e il volo su Genova, scalo a Roma, era già realtà.

Dopo soli 7 giorni di lavoro, alla CLAR, venerdi sono sgusciata fuori dallo studio, con netto anticipo, sul normale orario dell’arrivederci a lunedì.

Ma chissà..forse ne vale la pena.

Mentre ero in macchina con un collega che mi ha lasciato a Sagrada Famiglia, pensavo che anche col biglietto fatto, magari potevo pure rimanere a casa..del resto…

Scendo dall’auto, sotto il tempio, scrosciano fiumi di turisti italiani, accaldati e rumorosi, metro, linea blu, dall’MP3 in cuffia, mi arrivano dolci melodie italiane, fermata maragall, paseo maragall, ansia-casa-ansia.

Ordine apparente nella mia umile dimora, doccia, 4 cose in borsa, taxi, e telefonate di lavoro a raffica.

Terminal A, il tragitto BCN-RM-GENOVA, con alitalia, ha un immancabile ritardo di 40 minuti su entrambi i voli, e sul secondo volo, c’erano gli sfrattati del volo anteriore per Genova, vittime del over booking. Già è sabato quando arrivo a Genova, dove la valigia non mi segue. L’avevo dovuta spedire, perché con le nuove leggi del 6 nov, non si possono portare liquidi, e io avevo una bottiglia di limoncello, che ho dovuto adagiare tra i vestiti.

sensazioni

Sportello assistenza bagagli, 2 biondine lentissime e stanche, lottano con i passeggeri inferociti, arriva il mio turno, faccio la notificazione e della valigia e del limoncello non me ne può fregare di meno, l’unica premura mia, è uscire. È lì, jeans scuri e maglia di filo chiaro, inseparabili scarpe ginniche, spalla destra appoggiata ad uno stand pubblicitario luminoso.

La notte ligure, in auto verso Sanremo, è scura, fresca, sapeva di classico e imprevisto, di negazione altruista verso se stessi, riguardo alle emozioni. Poche auto, fari, aeree di sosta, camion, gallerie, una luna incompleta, una sensazione incompleta, una emozione incompleta. Soave miscela di sudore, paura ed entusiasmo.

Sanremo

Sanremo è posizionata in maniera strategica, geograficamente perché riparata dai venti del nord, gode di un clima mite tutto l’hanno, favorendo così una stupenda crescita di piante tropicali. Trovo che la città sia deliziosa , con le sue principesche ville e i suoi giardini. Le stradine di pietra e gli archi nascosti del centro storico le conferiscono una dignità di nucleo antico ed elegante. Verso sera, il cielo si è tinto di sfumature rossastre e color ararncio, ospitando uno spettacolare tramonto.

Al famoso teatro Ariston di Sanremo, era in atto la rassegna della canzone d’autore. Siamo entrati e metà spettacolo, durante una pausa, poltrone in 4ª fila, posti 20 e 21, più centrali e comodi non si potrebbe. Strepitosi Petra Magoni e Ferruccio Spinetti, rivoluzionario Vinicio Capossela. Il soffitto è popolato da figure carnevalesche, disegnate ccon una tonalità cromatica contenutà, visto il tema. Le maschere guardano i 2000 spettatori, che a loro volta guardano lo spettacolo. E mentre sono lì non so se sentirmi, maschera dai colori tenui o spettatrice.

Hanno annunciato il volo per Barcellona, che stavolta non è in ritardo. vado.

Ore 23.17 casa dulce casa

La traversata mediterranea, è stata accompagnata dal calar del sol. I colori del cielo ovattato e rosa, mi portavano verso casa.

Fuori dal Prat, le luci già accese alle 6, mi dicevano che l’inverno è proprio arrivato, mi sono stretta nella giacca nera di pelle, ed è venuta a farmi compagnia la stessa sensazione che avevo 48 ore prima.

…essere rapiti dalla bellezza di una pianta e sapere che poi non potrai darle acqua..

La sensazione di dover per forza assorbire le emozioni nel loro attimo sfuggevole e senza poter dar loro una vita propria…

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