L’ edificio in

L’ edificio in cui si trova l’ appartamento di Andrea ha 22 piani e gli ascensori sono immensi, sulla moquette c’è scritto welcome. Carino penso. Entro in casa e la prima cosa che faccio è inserire la card nel laptop per vedere le foto, di una intera mattina trascorsa tra vicoli con panni stesi e cibi fritti, mercati chiassosi e castagne che scottano le mani.

Arriva la telefonata del mio amico per dire che anche stasera farà tardi al lavoro. Allora mi tuffo senza pensare a nulla, in un libro sulla meravigliosa storia di Shanghai. La lettura di questa città che mezzo secolo fa, viveva ancora gli strascichi di un passato pieno di avventurieri, ragazze di piacere, fumerie di oppio, gangster, stimola la mia curiosità e decido d assaporare queste notti shanghainesi. La malinconia si accentua mentre mi asciugo i capelli, ciocca dopo ciocca, sotto la mia grande spazzola e il calore del phon. Sto uscendo da sola, e sarà meglio che mi ci abituo. Ma stasera la tristezza e diversa. Dall’altro lato del mondo ho un fratello che compie 30 anni e io non sono li. Non ci sarò a natale, ne a capodanno, non ci sarò per i 60 di mia madre…non ci sono mai.

Alla recepcion dell’edificio, qui tutti i palazzi ne hanno una,un ragazzetto mi scrive in cinese l’indirizzo del posto dove voglio andare, per il taxidriver. Xintiandì. E Xintiandì sia.

Dopo 15 minuti nel taxi, e dopo aver ascoltato canzoni malinconiche nel mio Ipod, dò i 24 remimbì al tassista e mi tuffo in questa strada, affollatissima di occidentali e musiche, voci, rossetti, tacchi a spillo e camicie inamidate.

Sono entrata nel primo locale in cui la musica che si sentiva da fuori era accettabile, rock e pop. Una corona please, 50 remimbì, toma! Dos veses mi taxi. Le ragazze cinesi che mi vedono da sola alzano le loro bottiglie di birra e mi invitano a brindare, a cosa non si saprà mai, ma va bene così. Ballo. “Io ballo da sola.”

Quando la band composta da allegri e colorati personaggi cinesi, smette di suonare, la corona è finita, esco in cerca di un’altra magia shanghainese. L’entrata del Luna, è nascosta, ma si sente uno scintillio di bicchieri che si toccano e sorrisi che abbondano. Entro e stavolta il rock è veramente alto livello. Vodka con orange juice, chiedo al cameriere di togliere un po’ di ghiaccio e dopo 2 minuti di aggiungere un po’ di Vodka. Enjoy mi dice e sorride. Dopo due canzoni, la band fa il break. Chiedo al mio vicino di guardarmi il posto, sul quale lascio il mio libro e al tavolo il mio drink. Esco digito lo 0039, dico a mio fratello che a Shanghai la mezzanotte è già passata, e che quindi già è il suo compleanno. Gli trasmetto l’euforia di una serata nata strana in solitudine e che tutto sommato mi sta rendendo allegra, vorrei essere lì, ma non glielo dico, è inutile.

Torno al mio posto, il tipo comincia a chiacchierare, americano penso dall’accento e invece no. È australiano e guarda caso di Melbourne. La mia città australiana preferita. La band riprende a suonare e il repertorio per la felicità di Bob è tutto AC/DC, INXS, Nirvana. Ballo, canto bevo e bevo ancora. Torno a casa che anche stasera non ho fumato, ho resistito e non ho buttato nel cesso i miei 22 mesi senza tabacco, ma la testa quella va per i cazzi suoi.

Delirio.

Bella Shanghai.

Stamattina arriva il messaggio di Bob.

Hi, do you have plans for dinner tonight.?

Bhe si, io stasera voglio stare con Andrea.

Ma lui lo sa?

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