Il tempo mi sfugge

FRIDA KAHLO

DIEGO RIVERA

LUIS BARRAGAN

Il tempo mi sfugge dalle mani, anche in viaggio. Ieir volevo raccontare qualcosa riguardo ai musei visitati. Il museo di FRIDA KAHLO, cosí come quello di DIEGO RIVERA, sono stati deludenti per l’assenza di quadri. in particolare nel museo di RIVERA c’era allestita una mostra di un altro pittore, l’usciere, sentendomi brontolare, mi ha specificato, che peró questo tipo che esponeva , apparteneva alla famiglia di DIEGO. e chi se ne frega!!!

Non so se avete visto il film di FRIDA, in ogni caso la pittrice ha una storia molto triste dovuta un incidente d’auto che le costerá ben 34 operazioni, l’impossibilitá di avere figli e un arto amputado (scegliete voi l’ordine della drammaticitá degli eventi). Il dolore si accentua quando si separa da DIEGO perché scopre che fu l’amante anche di sua sorella. la separazione in ogni caso duró solo un anno. nei suo dipinti esprime l’urlo alla vita, la disperazione, il dolore, attraverso momenti quotidiani con un tocco magico e con colori accesi. questo é uno dei suoi quadri piú famosi, che purtroppo non ho potuto vedere dal vivo.

LE DUE FRIDA

LUIS BARRAGAN

la visita alla casa-studio di LUIS BARRAGAN é stata invece bella e appagante.per il diritto di autore, non era possibile far fotografie. le influenze coloristiche, gli provengono dai dipinti di Mathias Goeritz e di Reyes Chucho, dove predilige l’uso del giallo e del magenta che saranno colori molto ricorrentI nelle sue opere. la luce che vestiva la casa era mistica, spirituale, mai diretta (non esistono punti luce standard)sempre ricercata in sofisticati lucernari e ampliata da quadri dorati, che provocano deliziosi riflessi, strategie dell’uso del colore e sfere metalliche. da queste ultime amava controllare cosa accadeva alle sue spalle, e sono presenti in quasi tutte le stanze.

la finestra della stanza degli ospiti, formata da quattro pannelli di legno, al socchiudersi crea una croce di luce. La guida mi spiegava que TADAO ANDO, a suo tempo visitatore della casa, ha riporeso da qui, il tema della croce di luce presente nella sua cappella ad OSAKA . Che per inciso, non mi permisero di vedere, dopo quasi 2 ore di autobus.

La solitudine fu un sentimento che lo accompagnó per tutta la vita, ci sono addirittura dei piatti al muro con la parola scritta “soledad”. Era stimolato a tal proposito dai tristissimi, ma sempre affascinanti quadri di DE CHIRICO.

qua il contaminuti va avanti, e internet in questo mitico hotel é carissimo!

comunque volevo dire che…ho accarezzato il mio primo pritzker!!!

adesso vado a concentrarmi sull’arrivo di STEPHAN.

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