aree e volumi

In un film degli anni ‘50-’60, veniva raccontata una storia di questo genere. C’era una ragazzina che aveva la mania dei fuochi. Appiccava incendi quando e dove poteva. Il medico che l’aveva in cura, decise di utilizzare questa terapia: gli incendi non sarebbero stati mai più proibiti. L’unica differenza è che adesso venivano applicate “certe” restrizioni, in modo tale da rendere tutto molto più controllato…e piccolo. Ed infatti, col passare del tempo, i fuochi erano sempre più piccini. Da una catasta di rami secchi posta in bella mostra in giardino, ad un fuocherello estivo su una spiaggia privata di Malibu, acceso sul finir della sera per riscaldarsi un po’, o per degustare le carni di un bel pesciolino made in USA.

I presepi di famiglia sono un po’ come le stessa cosa. Quando i bambini sono piccoli, i genitori abbondano in spazi, in scatoloni, in pecorelle per i pastori. Ma poi i figli diventano grandi, scoprono le unità di misura e si rendono conto che le cose “grandi”, in fin dei conti, “grandi grandi” non lo erano affatto. Gli “altri” non erano dei giganti. Noi, eravamo i nani. Col passare del tempo la gente è presa da altre passioni, interessi,…doveri. Anche sotto le feste natalizie tutte queste cose rimangono presenti, e chi ne fa le spese è il presepe. Da grande esempio di bricolage natalizio, diventa un semplice elemento di rappresentanza. Oggi basta un capannina, pure senza bue e asinello, e non più di una pecorella smarrita, per (ri)mettere in scena i fatti di Betlemme.

Da un architetto in famiglia, ci si aspettano grandi cose per un presepe. «Tu sei architetto, fallo tu quest’anno». Ma io non sono uno scenografo, e non sono nemmeno come uno di quei personaggi magri e belli che si vedono in tv, quelli che ti trasformano un sottotetto di un condominio di Milano in un monolocale all’ultimissimo grido. E poi mi ero offerto io, tempi or sono, convinto che: “con le mie capacità creative…”.

Ed intanto si avvicina la prossima partenza. La Lisbona bianca di Carrilho de Graça e di molti studi italo-lusitani. Adesso, senza troppi complimenti, degustatevi pure questo Siza canterino.

 

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