Quei maledetti lunedì

Per tutte le nostre storie difficili, vorremmo un lieto fine particolare. Se non proprio dolce, per lo meno giusto, sulla falsa riga di quello che Spielberg “costruì” per Viktor Navorski. Ma Viktor Navorski, è cinema. È intrattenimento, è Spielberg. Che comunque, qualche storia vera ce l’ha saputa pure raccontare.

Ormai lo si è capito anche in Portogallo. Per fare Architettura bisogna mettere da parte la giacca con le toppe. O riesumarla per questioni di immagine, come fanno in Italì, dove il «bon ton» impone quell’aria da architetto dei poveri con La Repubblica nel taschino.

Per i non giovanissimi, tutto questo vuol dire che bisogna essere disposti ad un cambiamento radicale. Reinventarsi, dicono. Studiare le tecnologie e le tendenze della gente, quella giovane. Bisogna essere pro-sostenibili e saper fare gli imprenditori. Misturarsi con artisti e fabbri. Poter essere sempre online, tanto su Facebook come WhatsApp, non meno di 8.760 ore l’anno.

E poi, bisogna essere ottimisti ed avere meno di 30 anni.

Per i vecchi di buona volontà, un programma del genere è assolutamente fuori portata. E quando si suggerisce di intervenire «a breve scadenza», viene pure da ridere. Amaro. Per questo tipo di cambiamenti ci vogliono soldi. E chi paga? Le domande che qualsiasi vecchio di buonsenso rivolgerebbe agli apostoli del “Reinventanesimo” sono abbastanza ovvie: come avete tirato a campare? Dove siete andati a fare la spesa, prima di cominciare a stare al passo coi tempi e col futuro? Auto-risposta: negli anni ‘90 erano appena adolescenti. Sono giovani di oggi, di recente fabbricazione, hanno avuto tutto il tempo di questo Mondo per lasciarsi finanziare “internamente”. Da papà, mammà e laborsettadimammà.

Da vecchi e con meno di 800€ al mese di stipendio portoghese, rientrare nel mondo dell’Architettura vuol dire solo lavorare a gratis disegnando qualche pianta o sezione, con l’unica gloria di aver fatto contenti un paio di studentucoli appena usciti dalla Facoltà. Si possono spendere dei soldi in alcuni dottorati ma in un’ottica portoghese, senza una borsa di studi, la cosa si tradurrebbe in una piccola Grecia fatta in casa: un dissesto economico senza vie di ritorno.
E per borsa di studi si vuole intendere la richiesta di un curriculum “importante”, alle voci «pubblicazioni et articoli scientifici». Cala quindi il sipario sulla possibilità di poter vivere d’Architettura, così come si è sempre sognato, fin dai tempi delle baldorie universitarie. Navorski non avrà libero accesso al territorio degli Stati Uniti d’America.

E in tutto questo, giusto per rimettere in marcia il morale post-domenicale, segnaliamo l’apertura del Nuovo Museo Nazionale delle Carrozze (Museu Nacional dos Coches) che ha aperto al pubblico il 23 maggio scorso, a Lisbona. Tutte le sue funzionalità saranno attive solo entro la fine dell’anno ma nel frattempo il museo è già a disposizione. Dopo i Palloni d’Oro vinti da ronaldo, questa è la seconda collezione capace di suscitare un impeto d’orgoglio negli acciaccati cuori lusitani. Forse.

Trentacinque (35) milioni di euro il costo dell’opera; apertura prevista (e avvenuta) il 23 maggio 2015, a 110 anni di distanza dall’inaugurazione della sua antica sede; 15.000mq lordi, metà dei quali dedicati a spazi espositivi; tre (3) milioni di euro i costi di manutenzione annuali previsti; 8.000 “pezzi” di collezione; 18 esperti di restauro coinvolti nell’apertura del nuovo edificio. Sono i numeri del nuovo museo, frutto della fantasia dell’architetto brasiliano Paulo Mendes da Rocha, che per l’occasione si è appoggiato allo studio portoghese Bak Gordon Arquitectos. Buona visione.

Lincario:

Museo Nazionale delle Carrozze (Museu Nacional dos Coches): http://museudoscoches.pt/
Bak Gordon Arquitectos: www.bakgordon.com/
Paulo Mendes da Rocha: http://www.mmbb.com.br/

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