data stellare 10.01.2007

Pausa pranzo… finalmente!
Sono due giorni che trotto come un muletto. Da queste parti si lavora parecchio! E’ vero che gli orari sono piuttosto elastici: si entra con calma e si esce con calma. Ma è anche vero che nelle ore comprese tra la calma dell’ingresso e la calma dell’uscita, c’è una tempesta in piena regola.
Ma mi piace. Il ritmo è alto, ma la sera esco contento. Stiamo lavorando su un grosso complesso e il mio capo non si è proposto come il classico: “tu non progetti, tu traduci in progetto le mie eccezionali evoluzioni teoriche“. Ascolta le mie proposte, le prende in considerazione, cerca di adattarle in modo da renderle compatibili col progetto.
Ma bando ai facili entusiasmi: siamo ancora solo al terzo giorno. Magari ora è rosa e fiori, e tra un mese -come dice mio padre- “se mannamo affanculo pee scale“.
A proposito di padri… mi è stato domanda diverse volte (tra cui una nel pubblico), come mai non lavori col mio augusto genitore.
Prima di tutto SI’, confermo: mio padre è architetto.
Quindi…
…lavorare con i parenti non è una cosa facile. Specie se il “debutto” nella professione avviene mentre ancora avete la residenza sotto lo stesso tetto dei vostri. Mia madre, santa donna, mi ha cresciuto con un’idea fondamentale: non si parla di soldi, quando c’è un legame di sangue.
Profondamente giusto e sensato.
Giusto, per un principio fondamentale di aiuto reciproco tra fratelli, sorelle, genitori, figli etc.
Sensato, perchè avete mai litigato con un consanguineo? Ecco, metteteci in mezzo il denaro… BUM!
Partendo da questa premessa, considerate che lavorare con un padre è forse la peggiore delle esperienze possibili. Ma vediamo la cosa punto per punto…
Con un datore di lavoro potete:
mentire. Vi serve un giorno di ferie? Avete combinato una cavolata che a breve coprirete? Potete farlo. Ma con papà? Veramente avete la coscienza per farlo? Smettetela subito di fare quel ghigno irrispettoso… ALMENO FINGETE!
litigare. “Capo, lei mi sta sulle palle!” E via, sbattendo la porta! Oppure “Io ti denuncio ai sindacati!”. Ok, chi è il degenerato che denuncerebbe il padre al sindacato? Più che altro, e lo dico per i cinici più agguerriti, sarebbe un darvi la zappa su piedi: se i sindacati lo mettono in mutande, in mezzo al marciapiede ci finite anche voi.
spegnere il cellulare. “Ah, stasera non ho voglia di fare nulla! Partita, birra e poi mi sparo quel porno appena scaricato!” …curioso che mi sia uscita questa frase di getto… vabbè, andiamo avanti: con un padre non si può fare. Siete a lettuccio santo che vi state sparando il vostro santo Star Trekkino (guardate che diventate ciechi… e non per la distanza dalla televisione! PERVERTITI!)… avete intenzione di andare a letto presto perchè siete distrutti… un po di relax perchè siete tesi… lui riuscità a piombarvi in camera da letto come una furia sul più bello urlando come un ossesso perchè non ha trovato QUEL pezzo di carta (che lui e solo lui ha maneggiato…). Vi fa passare una notte di inferno, vi insulta a 360° (TU mi hai perso il foglio, TU non hai il carattere, TU non sei organizzato, TU sei disordinato, TU trascuri il lavoro, etc etc) e il mattino seguente vi tirate su all’alba, correte a studio (dove la VOSTRA scrivania sarà linda e pinta e la SUA un casino indescrivibile) e trovate il foglio in cima alla pila più alta del suo tavolo… anche questa è fatta? No, perchè LUI ovviamente ha dormito benissimo e ora vuole lavorare, mentre voi, che eravate in piedi per l’adrenalina, ora vorreste solo DORMIRE. E quando vi vede stanchi, sputa fuori un incoraggiament randon:
a) Sei sempre stanco, però! (E’ impegnativo lavorare in un gerontocomio, sai?!)
b) Ma non dormi bene? (Se mi piombi in camera come un ufficiale nazista durante un’ispezione nel ghetto di varsavia…)
c) Di che parlavamo? (Della depenalizzazione del reato di parricidio)
d) Sì, però devi imparare a staccare: quando torni a casa cerca di rilassarti (questa è sempre la migliore)
Già vi vedo: “Ma stai esagerando” “Ma tuo padre è matto, il mio invece…” Normalmente questi commenti li fanno quelli che NON lavorano col padre o non HANNO MAI lavorato col padre. E non stiamo considerando il “possesso”! Un datore di lavoro vi paga, ma in cambio richiede prestazioni. Un padre vi ha. Siete suoi. Senza alternativa… vi organizza la giornata, vi prende gli appuntamenti, vi scandisce la giornata trascurando alcune piccole questioni (l’assenza del dono dell’ubiquità, del teletrasporto, della borsa di Mary Poppins etc etc). Il mio era arrivato al punto che mi chiamava alla 16.00 urlandomi nel tel “Allora, ci sei andato a quella riunione delle 15?“. Ovviamente aveva trascurato di dirmi che avevo una riunione alle 15… Insomma: un inferno!
Mio padre, oltretutto, oggi non fa più l’architetto come libero professionista (o meglio: lo fa quando vuole), quindi NIENTE STUDIO.
Ma anche se fosse, non ci scordiamo che è NOSTRO padre: ci ha tirato su, ci ha cambiato, fatto il bagnetto, ci ha insegnato a camminare, insomma, vorreste veramente lavorare con qualcuno che nei momenti più imbarazzanti della vostra vita, era LI’…
Ma è ora di chiudere… la nostra pausa pranzo è terminata… a presto ragazzuoli!

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