data stellare 07.06.2007

Inizio col rispondere a diverse mail ricevute di questi tempi:

NO.

Quando parlo di Tribù, non c’è alcun collegamento STORICO, GEOGRAFICO O ANCHE SOLO METAFISICO con la “tribù” di una nota compagnia telefonica.
ANZI! Io la chiamo così per una lunga storia di natura familiare. Non abbiamo nulla a che spartire con le vitamine, le flebo, le battute vecchie come il cucco, la comicità volgare da quattro soldi che ci viene spacciata come linguaggio dei GGGGGGGiòvani (forgiato da pubblicitari 60enni)

Detto questo… L’argomento di oggi è una “triste” storia. E la raccontiamo per ricordare una lezione. O insegnarla a chi ancora non l’ha imparata.
Qualche tempo fa uno dei ragazzi della tribù trova, tramite annunci e avvisi, uno studio. Annuncio per un lavoro nel suo (per ovvi motivi non riporterò nomi, cognomi, tipo di impiego… facciamola vaga: parliamo di un aspirante architetto e di uno studio di cialtroni. Basta). Proposta interessante, zona ben servita dai mezzi. Va al colloquio con poca fiducia (visti i precedenti). Entra e si ritrova in un ambiente di ragazzi. Persino i titolari sono giovanissimi. Un po stupito inizia il colloquio. A quanto pare i signori, col violino, ci sanno fare:
Anche noi siamo giovani, possiamo capire le tue esigenze, siamo stati sfruttati e non vogliamo pagare la gente con la stessa moneta con cui hanno pagato noi etc etc.
Rientra alla base tutto contento: preso. Nessun accenno a prove, stipendio, contratto. La struttura è giovane, ha bisogno di consolidarsi e non può offrire molto. Il patto è: facciamo il concorso. Se lo vinciamo, prendi i soldi. Altrimenti? Risata deliziosa da cardinale innamorato: ma ti paghiamo comunque. Perchè non vogliamo trattarti come hanno trattato noi.
Troppo bello per essere vero, pensa il nostro amico che accetta consapevole anche degli eventuali rischi di tante promesse senza un pezzo di carta.
Inizia il lavoro in grande allegria, con orari flessibili, ambiente divertente e giovane, spinte, musica, risate, caffettiere sempre sul fuoco. Sembra quasi un ambiente di fuori sede universitari. Si parla di lavoro, calcio, donne etc etc
Lui è un gran lavoratore e nell’uso dei programmi richiesti migliora ogni giorno di più, sempre di più. Torna la sera a casa felice come una pasqua perchè sta “crescendo”. Ovviamente di soldi non se ne vedono, ma la data di consegna del progetto è vicina e si saprà a breve come finirà. La sua idea è di cercare di rimanere COMUNQUE VADA. Per noi significa innamoramento. Per i cialtroni, che siamo disposti a ingoiare palate di merda… per loro è semaforo verde allo sfruttamento. La consegna avviene precisisissima, con tutte le tavole in regole, incluse delle tostissime simulazioni 3D che il nostro amico aveva ideato, lavorato, creato e renderizzato.
Cosa succede a quel punto? L’ufficio è fermo. Si lavora, ma il nostro amico non viene coinvolto, viene tenuto un po in disparte, finchè non arrivano le inevitabili vacanze di Natale. Come rimaniamo? Guarda, ti chiamiamo noi dopo Natale! Buone feste! Anche a te!
…devo forse aggiungere che sono misteriosamente scomparsi? Ovviamente NO. Ma non finisce qui. Durante le vacanze mi trovo con questo ragazzo (ancora raggiante per il lavoro) e altri membri della tribù in autogrill. Mangiamo un panino, ci beviamo un caffè e ci cade l’occhio sulla televisione
“Ma quello non è il tuo lavoro?”
Silenzio di gruppo. Davano proprio quella complicata simulazione 3D. In televisione. Orecchio teso. Il progetto vincitore! Applausi, abbracci, baci… insomma: le solite orge che hanno luogo quando qualcuno dei tuoi porta a casa un risultato (SI’, sono vittima di turbe ormonali e NO, non ho intenzione di farmi curare).
Torniamo a casa e… il telefono non squilla. Aspetta. Aspetta. Aspetta. Mai più nessuna notizia. Concorso vinto… ma niente…
…e le promesse di paga, di contratto dopo natale, gli impegni, l'”anche noi siamo giovani, siamo stati sfruttati anche noi”…?
TUTTE BALLE
Eccoli i giovani cialtroni in erba. Ridotti alla fame per anni, come hanno visto il soldo, si sono tramutati in astuti bastardi profittatori…
Nonostante le nostre insistenze l’amico non ha voluto “perseguire” i cialtroni, e si è un po chiuso in se stesso. Adesso lavora col padre in tutt’altro settore.
Ha talento e so che tornerà nel suo settore. Ma la scottatura è stata forte, fortissima. E gli ci vorrà un po.
Cosa impariamo da tutto questo? Che i piedini vanno sempre poggiati con grande attenzione. Non importa quali e quante promesse vi facciano. Non importa quanto siano “carini”.
Voi siete dei professionisti.
Loro DOVREBBERO essere dei professionisti.
L’ambiente gggggiòvane è una figata, sono d’accordo, ma non è garanzia di una mazza se non che non si porta la cravatta (almeno al collo…).
I latini (che erano svegli, altrimenti i loro proverbi non sarebbero sopravvissuti per 2 millenni abbondanti) diceva: verba volant, scripta manent. Usatelo anche voi. SEMPRE! Non innamoratevi MAI del vostro datore di lavoro, TANTOMENO del lavoro o del luogo in cui verrà svolto! O sarete facili bersagli…
Torno ai miei filifissi ragazzuoli!

Buonagiornata a tutti!

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7 risposte a data stellare 07.06.2007

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