gli amici, quelli veri,

gli amici, quelli veri, della vita, vanno e vengono dalla mia minuscola cuccia in loveridge road. e con loro, i racconti della loro vita degli ultimi mesi si fondono e si mischiano con i miei pensieri e la mia vita londinese. tante situazioni diverse, ma forse nemmeno tanto: chi si aggrappa con l’anima e coi denti al lavoro poco soddisfacente e ancora meno retribuito, perchè almeno è un punto fisso nella propria vita non sempre rosea; chi ha il contratto che scade nel giro di un mese e poi dio solo sa che succede; chi ha è riuscito a mettere su casa, chi convive e vede il proprio stipendio piano piano aumentare; chi è al settimo cielo perchè ha avuto la cattedra a scuola e può chiedere un mutuo e pensare di aver un figlio. tante vite che spalancano una finestra dentro di me, con la prepotenza di un colpo di vento improvviso. e con prepotenza costringono a pensare e a ripensare. amici che coincidono con un lasso di tempo particolare o con una vita intera, con le loro visite riaffiorano ricordi, dettagli, situazioni, sensazioni…siano questi il primo lavoro a siena o la gita di terza liceo a parigi; l’esame di costruzioni o di quinta elementare. la macchina del tempo si attiva all’istante, e all’istante mi ritrovo alla scuola elementare gaetano pilati in piazza rosadi a firenze, al liceo classico galileo nell’aula più minuscola che esista nel sistema solare; o in una siena luminosa, bellissima, in un mercoledì di mercato a banchettare con il ciaccino del poppi. mi sembra di aver vissuto tante vite e trovo sorprendente che alcune di esse sopravvivano indipendentemente da me: non è egocentrismo, è la sicurezza, l’illusione che quando tornerò niente, di quello che amo di Casa, sarà cambiato…continuerà la lenta corsa, da fine giugno e metà agosto, verso il palio; il fico sotto casa continuerà a scaricare sul prato quintali di fichi che i condomini seguiteranno a ignorare; la strada che da monteaperti va a castelnuovo e che ho fatto centinaia di volte di corsa, in bici, a piedi… sarà sempre splendida, in ogni stagione, le crete d’intorno punteggiate di poderi che attendono, da decenni, nuovi (facoltosi) proprietari. e l’amiata, la mia stella polare…sabato scorso sono atterrata a perugia, e vedere la sua sagoma insieme ai colori accesi dei campi e la distesa delle crete, sarà che avevo dormito poco e male, ma non sono riuscita a trattenere la lacrimuccia. alla fine è questione di equilibri, l’ho sempre sospettato e lo sto capendo da quando sono qui. io e l’equilibrio abbiamo sempre avuto un conflitto non risolto. l’equilibrio tra la felicità e la soddisfazione di essere qui e il richiamo delle mie colline; l’equilibrio, che in altri tempi avrei definito compromesso, tra un lavoro non sempre eccezionale, sicuro, appagante e la gioia di svegliarsi la mattina e vedere l’amiata, avere i propri affetti vicini e le proprie cose (siano esse libri, vestiti, ricordi) a portata di mano. tornare a casa un fine settimana e aprire un cassetto a volte mi provoca degli sturbi non comuni: l’altro giorno ho trovato la pagella di quarta elementare. non è attaccarsi al passato o peggio ancora viverci…ma il passato è una delle sostanze principali di cui siamo fatti, e a volte trovo salutare riattingere a quella sorgente per ripercorrere tutta la strada che si è fatta finora…per capire che dove siamo ora è il posto giusto, e che quasi ogni passo che si è fatto ha avuto un senso. almeno in quel preciso istante e in quella precisa situazione….it did make sense. gli amici e le storie che approdano a loveridge road mi insegnano anche che, in un modo o nell’altro, forse c’è un modo di vivere/sopravvivere in italia; un equilibrio che alla fine, con fatica, si riesce a trovare, un angolino che, chiudendo un occhio, ci calza a pennello; io non ero pronta un anno fa e non lo sarei adesso, ma credo/spero che le cose cambieranno, dentro di me prima ancora che in italia. per quello purtroppo non basterà l’inizio del nuovo millennio.

in conclusione, vorrei incoraggiare una persona cara, che da troppo tempo stagna in una situazione fatta purtroppo di molteplici situazioni: in certi casi è più importante il mettersi in moto, il viaggiare in sè, della meta del viaggio. sei grande abbastanza per mandare rispettosamente a fare in c**o chi sai te e sentire che profumo ha l’aria una volta che la timone ha cambiato direzione. da qualche parte si deve cominciare: le cose trovano un nuovo assetto e per tornare al discorso di prima un nuovo equilibrio, meglio o peggio forse nemmeno importa in questa sede. l’importante è che sia diverso. pensa alle pedine di un domino cosmico…basta un alito di vento riconfigurare tutto. e io a quell’alito di vento che sai mi ci attaccherei di corsa.

bene cittini carissimi…al prossimo giro meno discorsi seriosi e ultimo round della campagna in scozia.

see you soon!!!!

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