VOLUNIA E LA NEVE

Il grande momento è arrivato, è l’ora della riscossa, ora un po’ tutti si accorgeranno di che pasta siamo fatti, ed entreremo nel gotha della contemporaneità…. questa era l’aria che si respirava nelle poche informazioni riguardanti il nuovo lancio di Volunia, previsto per il 6 febbraio scorso: il nuovo motore di ricerca “seek & meet” sviluppato da dei ricercatori dell’università di Padova. Qualcuno più informato di altri si sarà unito all’aspettativa e dal fervore di quello che foveva essere la grande risposta Made in Italy ai grandi sistemi informatici mondiali.

Il ricercatore Massimo Marchiori si era anche prestato precedentemente ad una campagna promozionale online e su stampa, realizzando anche dei piccoli video promozionali in cui si dava l’immagine di un prodotto all’avanguardia, innovativo e soprattutto in linea con Lamerica, L’america, gli IUESEI in persona. Sembrava quasi che la Silicon Valley si sarebbe spostata per sempre nella Valsugana Valley o giù di lí, attirando menti illuminate da tutto il mondo… Che emozione!!!! Sto esagerando ovviamente ma l’attesa era grande, e la voglia di sentire che il protagonismo informatico non fosse solo di origine oltreoceanica, aveva stimolato gli addetti ai lavori a un buon livello di euforia. E poi le premesse tecniche  di Volunia erano promettenti, e lo sono ancora.

6 febbraio. Si arriva al giorno della conferenza, e di colpo l’enfasi american style inizia a far notare delle piccole accezioni di tipico stile italiano. Bella la sala di conferenze dell’università di Padova, pochi i giornalisti (d’altra parte c’era il caos neve e quei 15 cm che hanno creato un allarme che manco a Fukushima), pochi collegamenti ufficiali; forse l’euforia previa era troppa. Ma vabbé siamo sempre in Italia e non siamo abituati a delle cose chiamate “Startup” e poi dai, c’erano 15 cm di neve eh…

Ma Volunia era lí. E si inizia. Steve Jobs l’avrebbe pensata diversamente la presentazione, con fuochi d’artificio, effetti speciali a magari qualche ballerina che velineggia a bordopalco…Noi no, si inizia con un lunga e burocratica presentazione di un paio di importanti persone del mondo universitario padovano, che non ne sanno niente di Volunia  a quanto pare, ma vogliono esserci perché l’evento sembra importante…e siamo in Italia e le cose funzionano cosí…ahimé.

Arriva FINALMENTE il momento e il ricercatore Massimo Marchiori si appresta a presentare Volunia ma………non funziona il proiettore!!!!! nooooooooooooooo attesa di mesi rovinata da una cosa cosí…cosí…..cosí italiana!!!!

Ma non ci si tira indietro e con imbarazzo generale si riesce a sistemare il problema e con soli 25-30 minuti di ritardo si parte, dopo aver scoperto che il proiettore non era rotto, ma SPENTO!!!!!!! Italian style…cose che dalla Valle del Silicone i vari Page e Zuckenberg avranno già cambiato canale sollevati per non rischiare di perdere il loro impero.

Si parte e la presentazione ha inizio. Interessante. Il leit motiv alla base è una storia sulla libertà di volo delle galline (esempio con un appeal un po’ ruspante): il nuovo motore di ricerca seek & meet è un misto fra un google e un facebook…in cui in ogni momento si puó spiccare il volo durante la navigazione, e vedere la struttura del sito che si sta visitando a forma di mappa interattiva. Inoltre con un proprio profilo si puó far vedere (e vedere) chi sta visitando ogni singola pagina di un sito, potendo interagirci come un social network…Da questo link si puó vedere e capire come funziona Volunia: http://www.unipd-cmela.it/volunia/ . Funzionerá non funzionerà? E’ lo stesso Marchiori a dire che si dovrà vedere l’evoluzione di un sistema cosí. Di sicuro è di grande interesse.

Con questa lunga presentazione dell’evento volevo introdurre un argomento che mi sta a cuore, e che forse è pure correlato con precedenti post in cui parlavo di crisi e sue conseguenze.

Innanzitutto, Volunia sta presentando dei problemi ed intoppi nella sua versione Beta, aperta a pochi utenti. Probabilmente partirà con una nicchia di mercato chiusa (da notare che il sito usato come esempio per la presentazione era quello della Nasa, e forse già lí si puó capire a chi si stava rivolgendo principalmente Marchiori nella sua presentazione). Forse verrà chiuso  per problemi di affidabilità o forse veramente avrà successo e si situerà come alternativa a google e/o facebook, o verrà acquisita da uno di questi. Le possibilità sono infinite, e i rischi pure.

Il punto nevralgico di tutto ciò è un altro: la cultura del fallimento. Cosa voglio dire? Il vero progresso, a parere mio (e non solo) si fa quando si rischia di fallire con una idea nuova, non si ha paura di sbattere contro un muro, ma si prova comunque, convinti che il nostro probabile fallimento sarà un piccolo gradino malfatto su cui un altro appoggerà un’altra idea che forse avrà successo, o forse fallirà, ma costituirà a sua volta un piccolo aiuto per un’idea successiva, senza la quale non parleremo piú di crescita. Steve Jobs (esempio un po’ goffo a causa di un’approssimazione delle fonti) si scontró al muro dei suoi detrattori per 15 anni, prima di diventare colui che è stato.

Forse è pure un problema culturale in europa o nell’area mediterranea, ma penso che si dovrebbero perdere un po’ di certezze e conseguenti egoismi, per avere un po’ di NECESSITÀ di rischiare. Se si naviga sempre con un orizzonte fisso e una rotta segnata presto saremo in molti, troppi ed accalcati. Proprio per questo motivo una crisi è una possibilità…non avendo piú garanzie, o si soccombe sotto 15 cm di neve, o si parte e si rischia. Interessante da questo punto di vista il numero uscito promosso da Rrc Studio di Milano, un gruppo di giovani professionisti che hanno lanciato un magazine il cui primo numero era “ from [crisis] to ” , con ragionamenti e spunti pluridisciplinari sull’idea di crisi. Ho potuto partecipare con il mio reportage “Cicatrici della Crisi“. Guardate il numero a questo link.   http://issuu.com/rrcstudio/docs/studiomagazine01

Tornando all’argomento, Volunia e Marchiori si allineano come concetto ad un’idea americana, in cui forse si fallisce di piú, ma si cresce di piú. Si innova. E guardate che in america quando nevica, ne cade almeno 50 cm!!!  Mi consola pensare che non non si tratta dell’unico caso italiano, ma altri esempi che scommettono sulle startup informatiche ci sono (per esempio h-farm di Venezia, realtà molto interessante che finanzia progetti di startup cercandone poi una collocazione sul mercato:  http://www.h-farmventures.com/).

Siamo arrivati un po’ dopo, ma speriamo continui.

 

 

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