OPERA HOUSE OSLO Sn øhetta

OPERA HOUSE OSLO

Snøhetta

Il 29 aprile, esattamente due giorni prima del mio viaggio ad Oslo, il capolavoro di Snøhetta ha vinto il premio Mies van der Rohe Award, conosciuto anche come l’ European Union Prize for Contemporary Architecture. Non è un caso che il teatro norvegese vincesse questo premio, in quanto l’architetto tedesco a cui è dedicata questa istituzione, amava gli spazi aperti e ha dato il via alla ricerca delle linee pure attraverso le quali incastrare la forma.

I piani inclinati e praticabili dell’ iceberg, (così viene spesso nominato l’edificio dalla stampa internazionale), che degradano verso il mare, si articolano finemente dando vita ad un sistema armonioso di superfici in pietra e in vetro.

La ricerca della purezza e le note quasi assenti della policromia in favore del colore al singolare innalzano la considerazione delle superfici omogenee dove ogni clamore cromatico è respinto con molta determinazione. Nella visione generale ogni elemento rifluisce con altissima dignità individuale , purtuttavia senza staccarsi mai dall’armonia della composizione astratta.

Il biancore del disegno avanguardisco mette una volta tanto a tacere l’antica disputa architettonica che si celebra puntualmente tra gli eccessi policromatici e quelli monocromatici.

La pietra proveniente dai bacini marmiferi delle rinomate Alpi Apuane imbianca elegantemente l’edificio con lastre di 8 e 10 centimetri, in alcuni pezzi raggiungendo anche i 30 cm in caso di rifinimenti di chiusura.

Il marmo di Carrara si suppone che proteggerà il teatro in futuro dall’ostile clima norvegese grazie alla abbondante presenza di carbonato di calcio anche se nella fascia inferiore dell’edificio dove l’acqua negli inverni durissimi norvegesi, potrebbe creare ghiaccio, si è maturata la scelta di una pietra locale con una durezza superiore.

I collegamenti e il raccordo fra struttura portante e rivestimento, insinuati tra gli angoli della costruzione rigorosamente sghembi, fra lastre sottili ed elementi speciali in massello, fra piano verticale e suolo, probabilmente hanno rappresentato alcuni dei temi fondanti del progetto architettonico.

L‘impresa Campolonghi Italia di Montignoso (MS) http://www.campolonghi-italia.it ha fiancheggiato lo studio Snøhetta dal primo momento nella scelta dei blocchi nelle cave passando poi alla finitura delle lastre superficiali di rivestimento attraverso le numerose fasi: bocciardatura, la rigatura a disco per ricavare canaletti di 5 mm, fino ad arrivare al taglio a misura di una tipologia inusuale di pezzi tutti diversi e la loro finale rettifica dei bordi

INTERNO: il percorso che segue i rombi e i loro giochi di profondità e luce era già stato affrontato dallo stesso studio del progetto della libreria Alessandrina.

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