Torre Agbar jean

Torre Agbar: Jean Nouvel

Egli si erge fiero sopra la prateria. Egli è certezza e vigore.

Egli è animato da un’energia misteriosa che lo risveglia e lo gonfia, facendolo levare, rizzato come una colonna. Egli è Gimmy il percussore, la trivella umana, Tony il montatore. Egli è lo sciupafemmine, il creapopoli, il crescinmano.
Sì, stiamo parlando di lui, il pisello, il pene, l’asta, il palo telegrafico, la banana, il cetriolo, il batacchio, il randello, la clava, la verga, il nerbo, la spina dorsale…in spagnolo gergale la polla. In questi termini infatti viene definito da parte dei catalani, l’ultimo edificio di Jean Nouvel, la famosa torre Agbar, che si erge onerosa sulla città ormai da un anno e poco più… e che è stata inaugurata qualche settimana fa…



Torre di ambigua forma, in acciaio e cristallo che si innalza sullo skyline della città per oltre 142 metri con 32 piani di altezza. L’edificio sorge nel punto nevralgico in cui si incontrano le tre grandi strade di Barcellona: l’Avenida Diagonal, la Meridiana e la Gran Via.
Nell’immaginario del progettista, leggendo le sue interviste, dovrebbero fondersi i due concetti di leggerezza e solidità; secondo il mio umile parere, due nozioni così differenti già per definizione non possono incontrarsi, o per lo meno non possono farlo e trasmettere armonia. non sempre.
La struttura della torre è costituita da due cilindri di calcestruzzo non concentrici, a pianta ovale, che si innalzano sino al 26° piano. Il cilindro esterno è in calcestruzzo, mentre quello interno, in cristallo e alluminio, ospita le scale, i montacarichi, gli impianti e gli ascensori; lo spazio tra i due elementi cilindrici è aperto, libero da pilastri. Dopo il 26 piano di altezza sorge la cupola in vetro e acciaio, i cui sei piani sono fissati al cilindro centrale senza toccare la parete esterna.

L’idea della facciata a doppia “pelle” nasce dalla volontà di seguire criteri bioclimatici. Il doppio strato di copertura consente, infatti, di creare uno scudo termico che isola sia dal caldo che dal freddo.

Peculiarità del progetto sono senza dubbio le 4.400 finestre in cristallo trasparente che vestono l’edificio, distribuite in maniera asimmetrica. A disegnare le finestre sono dei fori che, posizionati lungo tutta la facciata apparentemente in maniera casuale, evocano l’immagine di un frattale.
L’idea di una foratura “pixellata” viene da uno studio sull’esposizione solare; le lastre di vetro serigrafate sono infatti in grado di regolare l’incidenza dei raggi solari.

Vazquez, architetto collaboratore offre spiegazione dell’unico merito, di questa angustiante costruzione
“La parte di muro che sta sotto è dipinta con quaranta tonalità diverse scelte da un artista amico di Nouvel. Questo fa sì che il suo colore cambi con il passare delle ore del giorno”. Le tonalità vanno dalla terra al grigio, dall’azzurro chiaro al verde.

“Non si tratta – spiega l’architetto francese – di un grattacielo nel senso americano del termine: è un singolare movimento ascensionale nella quiete della città. Una clava che non ha niente a che vedere oserei..io..con la bellezza suggestiva di questa città…Non rappresenta uno slancio verticale nervoso come le guglie o i campanili (appunto) che marcano il panorama orizzontale. Si tratta piuttosto di una grande massa fluida, un geyser a pressione permanente che ha forato il suolo”.….che ha contaminato il suolo…

“La superficie dell’edificio – continua Nouvel – evoca l’acqua: liscia e continua ma al tempo stesso così vibrante e trasparente che si percepiscono in profondità la sua lucentezza e le sue sfumature. È un’architettura che viene dalla terra ma che non ha il peso della pietra”. Concludo dicendo che secondo me per il momento è l’unica nota stonata della città… e che a volte tutti si possono sbagliare, anche i rappresentanti governativi di una città che funziona…

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