Bom dia! BELEZA?  

Bom dia! BELEZA?

Siamo alle solite…le giornate ti scivolano addosso e non hai il tempo per realizzare dove sei, quando vivi, con chi mangi, perché lavori, che cosa desideri, chi sei.

Senza meno accorgertene hai cambiano stile di vita, molto più dinamico. Le cene sono diventate delle bevute di cerveja (birra) intervallate da qualche tiragosto (spuntino), la colazione si prende in piedi in qualche lanchonete (bar) con pão de chejo (morbidi paninetti di pane a base di farina di manioca e formaggio mineiro) e refresco (succo diluito dal concentrato)…il pranzo rappresenta il pasto principale, una sorta di immagazzinamento calorico per il resto della giornata.

La cucina mineira ti stupisce di giorno in giorno, molto saporita e grassa, ma anche ricca di verdure e frutta sconosciuta, la digestione può essere coadiuvata da una pinga (bicchiere di cachaça) che ti intontisce più del sole cocente.

L’unico grande assente di questa grande abbuffata è il gelato artigianale; ma con queste porzioni…chi arriverebbe al dolce?

Questi giorni di ritardo che ho nuovamente accumulato nel narrare le vicende di questo mondo mi infastidiscono…al tal punto che ogni nuovo fatto diventa il pretesto per preoccuparsi dell’aggiornamento del blog…blog, blog, blog …ma cosa vorrà mai dire?

Al di là di una delle pochissime occasioni per cui vale la pena accendere la TV…(o PC?) mi ricorda quella massa fluida e fucsia che invade la città per occuparne i più reconditi anfratti, divorando spietatamente tutto ciò che incontrasse nel suo cammino.

Blog è proprio questo, un’indigestione di racconti per poveri affamati che rodono e deperiscono sulle vite degli altri…almeno così fu per il sottoscritto quando alimentava sogni proibiti ed eterei in una dimensione parallela ma essenziale.

Una massa intricata di materia indescrivibile, inconsistente e cannibale che ti paralizza, ti terrorizza e infine ti conquista per inglobarti ( o inBLOGarti?)…ella non è inscrivibile nelle leggi della fisica, ti inghiotte senza consumare energia.e diventa sempre maggiore.

Questo è il Brasile.

Cioè niente e tutto, poco e tanto, uniforme ed eterogeneo, ricco e povero, terrore e bellezza, pieno e vuoto, verde e grigio, note e chiasso, alcool e acqua termale, terzo e primo mondo.

Entità inafferrabile che pur ti avvolge e confonde, ti lascia intendere una parola ma non decifrare la frase, giungi a capire il senso del discorso eppure non ridi alle battute.

Ma non te ne stai a guardare, non sei relegato a spettatore passivo che ha pagato il biglietto…il grimo (lo straniero) viene continuamente chiamato in causa e deve vomitare (sforzandosi) il suo vuoto pensiero occidentale…

Eppur qualcosa si muove…

Ma ciò non accade fuori, na rua (via), sotto casa, o nelle praças (piazze) della Macchina (le piazze sono solo dei grandi incroci fetenti e orribili): TUTTO ACCADE DENTRO DI TE. E’ un cambiamento molecolare che converte i tuoi tessuti, li distrugge e rigenera al ritmo indiavolato della Città. Siamo atomi che si sforzano di formare entità più complesse…la morte è un processo rettilineo …e c’ è ancora gente che vive di routine.

Che noia la certezza. Voglio morire di novità.

40 album di musica brasiliana ora in mio possesso stuzzicano l’immaginazione di un europeo distratto, che vorrebbe portare a casa tutto e di più di questo enorme mercato.

Cartola e Carmen Miranda…per risalire all’epoca dell’esportazione del caffè in tutto il mondo, aromi esotici per il sottoscritto…ti sovvien di quelle cartoline della Avenida Paulista a São Paulo con i villini in stile liberty, oggi soppiantati dai grattacieli del sistema finanziario sudamericano.

Qui, dove la storia viene violentata, l’europeo sente il bisogno di conoscere le origini di questo popolo, consapevole di essere a contatto con una cultura di importazione che è stata trapiantata nel corso di 5 secoli.

Si riparte dal viaggio verso São João del Rei e Tiradentes, o meglio verso il XVIII secolo, o forse un viaggio di ritorno verso quella casa lusitana che mi accudì.

Le stupende curve disegnate dal panorama collinare della serra do Espinhaço verso São João illudono il passeggero di fluttuare in un atmosfera marziana…(di giorno tutto è completamente rosso, furiggine ferrosa che si attacca alle mucose della gola e ti stringe la faringe), con un pianeta (è cosí estesa!) luna che ti custodisce, o ti spia?

L’aspetto un pó spettrale con cui ti accoglie la cittadina di São João ti stuzzica e ti spaventa, tanto piú che la stazione degli autobus dista 2 km dal centro…una passeggiata lungo il fiume Lenheiro (alle 23) che divide la parte nuova e quella vecchia del borgo, il sabato sera è incredibilmente deserto…sembra una cittá abbandonata…fu in quella circostanza che incontrei un signore distinto, indossava un vestito elegante, tutto stropicciato per la veritá, che stava seduto ai margini di una fontana in disuso.

Quando chiesi informazioni sulla locanda dove mi sarei voluto dirigire mi improntò un racconto sull’essenza della città brasiliana…sui ritmi di vita, lui se ne intende disse: portoghese di nascita (padre spagnolo fuggito durante la dittatura di Franco a Lisbona e madre angolana, serva in casa del futuro marito) si trasferì a Rio non appena finiti gli studi di avvocatura…

Mi disse: <>

Più o meno la traduzione dovrebbe essere questa…

Ritornerò su questo personaggio, vi devo raccontare la serata passata al buteco (diciamo bar) a bere ed elucubrare sulla cultura latina.

Igreja Nossa Senhora do Carmo a Sao Joao del Rei, la mia preferita

Igreja NS do Pilar, qui è avvenuto un fatto alquanto misterioso…con le statue della processione…guardate qui in basso!

in due momenti molto ravvicinati i volti delle tre statue appaiono prima sorridenti e gioiosi, poi più cupi e riflessivi…riuscite a vedere la differenza?

igreja Sao Francisco de Assis, sempre a Sao Joao

passeggiando per le vie del centro mi sono innamorato di questo edificio che sarebbe potuto diventare la sede del mio studio, nel caso mi trasferissi un giorno

nonostante il tipico contesto a volte degli acuti spezzavano la magia, come questo ambiguo hotel…magari improntato proprio da un vicentino

La domenica mattina mi avventurai alla volta di Tiradentes, a 14 km da Sao Joao…il viaggio nel tempo non ebbe fine

vi presento la MARIA FUMAçA, l’antico treno a carbone che collegava le due città rivali!

SI PARTE! Peccato che Ricardo (quel vecchietto che ebbi conosciuto la sera prima a Sao Joao non si voglia far fotografare…era venuto insieme)

A differenza delle metropoli…qui tutto sembra essersi fermato

il pricipale mezzo di trasporto è il cavallo…non solo per turisti!

igreja Matriz de Santo Antonio, Tiradentes

Chafariz de Sao Josè, la fontana dei pettegolezzi, da qui parte una camminata verso la sorgente..però si inerpica in un tratto incontaminato di manta brasileira…dopo un pò ho fatto RETROFRONT…guardare per credere:

questo angolo l’ho scovato nella sagrestia di una chiesa minore

Domani partirò per Fabriciano, distretto industriale ad est di BH, dove una iperattiva facoltà di architettura mi aspetta per parlare dell’iniziativa di Hybris_city a Venezia..e dell’italia in generale!

Sabato sarò con un gruppo di studenti a RIO DE JANEIRO!

Atè mais

Mateus

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melanzane alla parmigiana a casa di Flavio, l’architetto che mi ha permesso di venire qui.

SEMANA DA ARQUITETURA NA UNIVERSIDADE PUCMINAS:

dovrei spiegare che sono riuscito a partecipare alla settimana dell’architettura in una università di BH, seminari, concorsi, mostre, le tavole qui sopra sono del mio gruppo della maratona: un progetto in 24 ore…abbiamo preso il 2 posto!(eravamo 5 gruppi)

Ho partecipato anche al workshop di Herzberger, niente di che per la verità:

troppo soleCI SENTIAMO DA RIO!ok

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