e prima di scendere dalla macchina, un’onesta stretta di mano. “Animo!!!”. Si si Architetto…

Camilo Castelo Branco. Mamma mia, e chi era costui??? Un architetto portoghese dell’epopea moderna??? No, per niente. Ma non ci lamentiamo però: quanti nomi di quante persone, senza volerlo, sono entrati a far parte del mondo dell’Architettura??? Si quello con la A Maiuscola, come vogliono qui.
Eeeeee aivoja, troppi ce ne so
Vabbe dai, l’ultimo: vogliamo dire Pollack, con il suo documentario sull’immenso F. O. Goldenberg Gehry??? E a proposito, restando sul pezzo (quanto è bella questa frase!!!) vogliamo dire Guggenheim??? E Vitruvio, architetto ma soprattutto grande gossipparo architettonico dell’età antica…dove lo mettiamo??? Uno dice “CamiLo” e pensa…che so, magari a Don Camillo, a Fernandel, a Gino Cervi: insomma, a quei meravigliosissimi video-racconti di Guareschi che hanno allietato la nostra tenera infanzia. Mi ricordo anche di una vicina, che aveva un cane chiamato Camillo. Ovviamente un bassotto. Camilloooo!!! Camilloooo!!! Io in casa a studiare, come il Leopardi, e la padrona che inseguiva l’indisciplinato quadrupede giù in giardino. Che estati.
Questa storia di CamiLo mi ricorda tantissimo una sera di qualche anno fa, in un bar vicino alla Facoltà di Belle Arti, qui a Porto. Eravamo tutti lì, classe “gruppo Erasmus”, e avevamo deciso di fare un rifornimento di liquidi prima di andare alla mega festa di “quelli lì”…gli artisti. Un nostro sventurato compagno, tal Marco studente di Architettura presso lo IUAV a Venezia, ebbe l’ardire di presentarsi ad un signore un po’ arzillo seduto in un tavolo vicino. Non lo avesse mai fatto. Ah!!! Ti chiami Marco??? Ma io conosco tanti “Marco”!!!! Marco Bellini (famoso personaggio di finzione che pubblicizzava improbabili paste portoghesi*); Marco Van Basten (il Dio del Futebol); Marco Polo (questo lo dissi io); si!!! Giusto!!! Marco Polo, AHAHAHAHAHA!!!! E via discorrendo…
Insomma, per farla breve, il CamiLo a cui mi riferisco ha una sola L ed è un famosissimo scrittore della letteratura portoghese. In un posto sperduto del Nord, chiamato São Miguel de Seide, quasi privo di comunicazioni con la civiltà urbana, il Re Mida dell’Architettura Lusa…si, proprio lui, l’uomo di Matosinhos…ha realizzato quello che viene chiamato Centro Studi Camiliani.
– Quando è stato, due anni fa???
– Sono già cinque anni, Architetto…
– Mamma mia, non mi dica queste cose…
Il Centro vuole divulgare l’opera e quindi la figura di Camilo promuovendo una serie di attività culturali che vanno, però, anche al di là dello scrittore. Da tempo ero iscritto alla mailing-list e da tempo andavo cestinando tutte le news che mi arrivavano. C’ero già stato: avevo visitato il Centro, col suo meraviglioso stile Siza e le sue poltrone simil anni ‘60, e pure l’antica casa del poeta-scrittore, dall’altro lato della strada, il cui recupero era stato suggerito sempre da Siza. Dentro la casa, io e la mia socia avevamo pure aperto un armadio di una camera da letto, trovandovi con nostro stupore dei vestiti dell’epoca!!! Dai quali avevamo intuito che: lei era bassa e robusta, lui più piccolino e magrolino.
L’altro giorno, alle Poste, nel mentre ero in attesa di poter inviare un robusto paccone verso il Nord’Italia, mi venne in mente una cosa. Ma io, mi dicevo, sto qua ad aspettare una ventina di persone che stanno d’avanti a me…e nel frattempo, che posso fare??? E allora cominciai a pensare a qualche programma per il pomeriggio. Fu così che mi venne in mente un articolo apparso sul JN. Il Centro ogni tanto organizza delle serate: un film ed un libro, cioè un film che viene ispirato da qualche best-seller, presentato ogni volta da una “personalità” differente. Quella sera l’uomo di Matosinhos avrebbe proposto “Tempi Moderni” e benché la pellicola non sia tratta da alcun libro, la proposta era stata comunque accettata. Io non lo so proprio come definire lo spirito con cui mi fiondai (e vi dirò un giorno COME) a São Miguel de Seide. Anzitutto va detto che avrebbero iniziato la proiezione alle 21.30 e che l’ultimo treno era alle 23 e qualcosa. E poi va detto anche che tra presentazione, film e ulteriore dibattito post-film l’unico treno che mi sarebbe rimasto sarebbe stato quello delle 6 e passa DEL GIORNO DOPO. Una nottata per Siza dunque??? A São Miguel de Seide??? E facciamola sta follia, mi son detto. Dormire in stazione poi…e che sarà mai!!!
Siza è una persona mite e socievole. Con alcune sue battute volute/non volute, riuscì subito a mettere di buon umore il pubblico in sala. Ah! Ma quale “sala”. L’auditorium, che è composto da vere e proprie poltrone (te le puoi prendere e portare a casa), foderate in pelle, stile hall-studio-di-psicologo-di-lusso anni ’60, era stracolmo. A stento riuscì a procurarmi (e non “a comprarmi”) biglietto e posto in “sala”. Prima fila, sotto le scarpe di Siza.
Dopo il film ritornò lo show dell’uomo di Matosinhos, assistito dal curatore del Centro o qualcosa del genere, con domande del pubblico inerenti prevalentemente l’Architettura. Non so ancora COME, ad ogni modo presi coraggio e chiesi di poter fare anche io una domanda. Relazione tra Siza e Gehry, i due grandi amici/Maestri così distanti…e così distanti (!!!), che, nel 2001, avrebbero dovuto progettare insieme l’Istituto Fernando Távora. Gli chiedevo: e COME??? Semplice.
Siza mi e ci spiegò che alla fine il suo amico di Los Angeles non è poi così ambiguo e che le sue architetture, mal pubblicizzate dalle riviste di settore, sono a suo dire molto “contestualiste”.
Intanto riuscì a mettermi d’accordo con il maggiordomo che portava il microfono da una parte all’altra della sala: mi avrebbe accompagnato lui a Famalicão dove, alle 6 e mezza di mattina, avrei ripreso il treno per il ritorno. Perché tra Famalicão e São Miguel de Seide ci sono dei bei chilometrini da fare. Dovevo solo aspettare che il Centro si svuotasse, poi qualcuno (forse le guardie) avrebbe fatto tutte le chiusure. Ed infine: VIA!!!…Diretti verso le panchine della stazione di Famalicão.
Se nonché Siza rimase ancora là a chiacchierare col curatore e il maggiordomo, dovendosi anche “immatricolare” su una specie di registro firmato da tutte le “personalità” che passano da CamiLo. L’unico “pubblico” rimasto ero io. Ed io, mentre guardavo Siza di spalle, mi dicevo: ma chi me lo fa fare, quando l’uomo di Matosinhos è qui a poche iarde di distanza??? Si era fatto accompagnare in macchina da un giovane di sua fiducia, uno dello studio, sicuramente uno della Galizia, bellissima regione spagnola a Nord del Portogallo. Il tipo era ed è un tipo alto, moro e magro. Quando, con tutta l’umiltà racimolabile, chiesi un disinteressato passaggio fino a Porto, il tipo alto, moro e magro, un giovane di sua fiducia, uno dello studio, sicuramente uno della Galizia, bellissima regione spagnola a Nord del Portogallo,…mi guardò con un sorrisetto da sotto gli occhiali come per dire….eh!!! Ti piacerebbe eh??? Ma ne devi magnà di pastina…
Ed invece mi sedetti tranquillamente dietro, senza muovere un muscolo, dando pochi cenni di vita solo ed esclusivamente quando Siza mi rivolgeva la parola. Quando parlava al suo conducente, faceva una torsione del collo così improbabile che io non sapevo mai se palasse a me, che ero dietro, o al tipo spagnolo. E allora decisi che per stabilire se stesse parlando con me o no, avrei dovuto ascoltare con attenzione il senso dei discorsi.
Lui che nelle interviste dice sempre di essere troppo stanco per viaggiare, avrebbe dovuto andare in Spagna due volte, facendo prima una visitina a Rotterdam per l’inaugurazione di un suo edificio o qualcosa del genere. Poi ci sarebbe stata la Corea. Ed infine la Cina. Troppo tempo fuori dallo studio insomma, ecco il problema.
Vabbè.
E poi volle sapere chi ero. E parlammo dei problemi della professione in Portogallo, un Paese colpito da una gravissima crisi economica e dove gli architetti e le aziende di costruzione falliscono continuamente. O quasi. E i suoi progetti in Italia??? Le ville di Vicenza furono un vero fracasso, soprattutto per le incomprensioni avute con l’immobiliaria che finanziava l’operazione. E la metropolitana di Napoli??? Procede a rilento a causa dei “vincoli”.
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* “il segreto è il sugo!!!”
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