1- meeting nello studio con Will, parlando del padiglione architettura a Birmingham. C’e un clima piacevole, assurdamente mi viene in mente che potrebbe essere la primavera che arriva. Mi rendo conto che sono le 5 e mezza ed e’ ancora pieno giorno. Addirittura un raggio di sole entra orizzontalmente attraverso i finestroni dello studio e proietta linee dorate sul muro. Il boss e’ di buonumore e rilassato, sorride. Al termine del meeting, in cui si parlava di rivestire l’esterno del volume in tela elasticizzata bianca, lui dice, guardando il muro, “poi sulla tela bianca potremmo fare…” quel gesto caratteristico che gli ho visto fare in video svariate volte, ma mai dal vero.
Un muro dello studio e’ ricoperto di tavole di compensato su cui vengono graffettati con la sparapunti modelli di cartoncino e fogli bianchi di carta fabriano 150g in formato A0 su cui si svolgono sperimentazioni e proiezioni visive/progettuali varie. Una specie di blocco schizzi multimediale a grande scala. Will crede nei disegni e schizzi a grande scala, liberare il gesto del braccio e’ liberare il corpo di conseguenza la mente di conseguenza le idee fluiscono (suona molto hippie detto cosi’, e in effetti lo e’).
Insomma, Hari Bobo nella sua veste di assistente dell’artista velocemente diluisce dell’acrilico nero in un secchio “speriamo che non sia troppo acquoso”, mentre Will si toglie la giacca del vestito scuro, si avvicina con determinazione al muro e strappa via il primo strato del foglio bianco (punti che saltano rumorosamente scoppiettando come mortaretti nel rimbombo del grande volume dello studio), rivelando un altro strato sottostante che era gia’ stato marcato con alcuni scarabocchi liberatori ed una parola (non ricordo quale), scritta con un bastone di carboncino usato per traverso. “C’e’ una tecnica particolare per tirare una secchiata di colore…” Rizzo le orecchie, le tecniche mi interessano. “Il secchio si tiene cosi’, ma la cosa importante e’ mettersi di fianco alla superficie, piuttosto vicino. Se ti metti di fronte ti rimbalzano addosso gli spruzzi. Inoltre lo schizzo viene male, informe e incontrollabile”. Dimostrazione pratica: un grande spruzzo nero si forma sulla carta, investendo marginalmente anche gli oggetti di carta tridimensionale fissati al muro un po’ piu’ oltre. Un getto espressivo e preciso che lascia il boss soddisfatto.
La macchia assomiglia sempre di piu’ ad un pesce, una grossa carpa cinese che cola sottili linee nere verso il basso, come filamenti d’ombra. “Quella la’ non l’ho presa… forse l’ho evitata di proposito”, alludendo a una forma di carta tridimensionale, una semisfera blu e nera con linee bianche dipinte qualche mese fa dal sottoscritto che, molto meno abile del boss, ci ha rovinato un maglione con l’acrilico bianco. Le linee colano. un processo lento automatico finisce il disegno, mentre Will si allontana. Macchie nere si coagulano sulla moquette vicino al muro. Mi avvicino alla carpa con una penna spuntata cercando di disegnare l’occhio, nero su nero.
2- La mia amica Giulia dice che a Londra le scarpe e i vestiti durano la meta’ che dalle altre parti. E’ una cosa che ho notato anch’io e credo dipenda dal fatto che la gente ti struscia, ti calpesta, ti spinge, e tu la calpesti e la spingi a tua volta, un attrito da sovrappopolazione che disgrega i tessuti.
Inoltre c’e’ il fatto che cammini per chilometri nei tunnel della metro e per le strade senza rendertene conto. Aggiungi a questo la normale contrazione del tempo dovuta ai lunghi spostamenti e al ritmo costante della settimana lavorativa, ed ecco che improvvisamente ti rendi conto dell’usura estrema degli oggetti materiali.
Includo il corpo nel novero degli oggetti materiali.
3- A volte in piscina c’e’ un’atmosfera di beatitudine; poche persone, nuotatori concentrati e rilassati. Nella sala sotto la piscina stasera c’e’ la festa reggae col sound system di Aba-Shanti, famoso per le sue serate al carnevale di Notting Hill e le sue torri di speakers al fulmicotone. Nuotando arrivano le vibrazioni dei bassi granitici nell’acqua, attraversando la struttura di cemento del Brixton Recreation Centre; una sensazione strana come di idromassaggio sonico impercettibile. Ambiente acqueo-amniotico con sottotoni ragga. Mentre io esco c’e’ gia’ gente che entra, anche se ancora stanno facendo il sound check. Ragazzini bianchi occhialuti e rachitici in cerca di massaggi toracici a base di subfrequenze si sparano pose da neri nella totale indifferenza di questi ultimi, l’attenzione totalmente assorbita dalla calibrazione dei subwoofers.
Bisogna che almeno una volta ci vada. Adoro mescolarmi in situazioni tipo.
2 risposte a 1- meeting nello studio