pink morning

no non sono su feisbuc. nemmeno voglio andarci. è un modo per le aziende di fare delle indagini di mercato a gratis. sì lo so che così è più facile saper quello che succede, tenersi in contatto. una volta si telefonava, adesso è troppo personale anche quello, troppo invasivo. su questo sono anche d’accordo, ed è meglio non farlo in treno. potrei iscrivermi solo come entità astratta, un nome fittizio non rappresentativo di niente. forse così si può fare, e sicuramente non sono il solo che l’ha pensata.

La serata orsi al cassero, una noia tremenda, la musica è sempre orrenda, soprattutto alla fine, e dopo un po’ mi sento come una capra nel recinto. se ci vai con almeno un amico è tollerabile alla fine. e come dicevo a qualcuno vivere in un paese reazionario fa la sua differenza, non è come tutti credono una cosa come un’altra. I bolognesi mi stanno anche simpatici ma la “scena” bolognese è di un provincialismo sconfortante. o forse sono io che sono ormai cresciuto oltre senza guardarmi indietro. Che errore, pensare di tornare in un posto, qualunque posto e pensare di trovare le stesse cose di quando sei partito. nulla è più lo stesso, mai. chi si accorge di questo vive, gli altri vegetano in realtà parallele aspettando qualcosa che per definizione non può più o ancora accadere. e finire in un limbo del genere è più facile di quel che uno pensi, soprattutto dopo gli -anta, è la classica cosa che succede agli altri ma mai a noi stessi. this feeling that the fun is elsewhere, life is elsewhere.

horrified by the disco lights, you’re so stiff on the dancefloor baby. with or without your t-t-t-telephone.

Fausto, vieni in vacanza se vuoi, stacci un po’, l’italia è sempre bellissima, ma se hai costruito qualcosa altrove non tornare, butteresti tutto via. la nicchia che potresti scavarti è molto piccola. qui i cialtroni ti pisciano in testa.

oh james!

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