Don’t
push
me,
‘cause I’m close to the
edge.
I’m trying
not
to
lose
my head.
Aha- ha-ha-ha,
It’s like a jungle sometimes,
it makes me wonder how I keep from going under…
Hmm… la mostra un po’ una delusione. A parte il lavoro di Nath, onesto e rilevante, nulla di che. Nel bombardamento di immagini fatti cose persone notizie a cui siamo sottoposti, niente lascia il segno, nemmeno una scalfitura. Unica altra cosa, una installazione sulle pareti con centinaia di palline di plastica azzurra che ad un esame piu’ attento si rivelavano testine di uomo-ragno. Carino.
Il resto, noia. L’introversione cronica degli inglesi li porta a creare opere chiuse in loro stesse. “vieni, guarda dentro il mio giardino segreto, vedi com’e’ interessante…” Cercano di farti sentire speciale solo perche’ ti danno il permesso di guardare dentro, e una volta all’interno, noia mortale, un girare e rigirare le solite quattro forme e concetti, motivato da una vanita’ abnorme e infantile. Il vero unico sforzo ciclopico e’ per mantenere una corazza, tanto impenetrabile quanto inutile fra il mondo e loro stessi.
Intanto penso all’apertura delle avenues di New York e come si respira bene camminando laggiu’.
Be-bop, don’t stop.
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