IBUPROFEN MON AMOUR (200mg)
Salve a tutti… per oggi cambio tono e mi immedesimo in “la sora lella risponde alle domande dei lettori”, altrimenti a qualcuno potrebbe venire il dubbio se esisto o no.
Per consigli su trovare lavoro/internships/stages retribuiti o meno, et similia, rimando alla sezione annunci di BD (Building Design) e AJ (the architects’ journal) gia’ citati svariate volte.
Per il resto, andiamo per ordine, secondo Lola;
1) Potessi rispondere a questa domanda con un si’ o un no avrei risolto la mia vita. Non e’ mai stato cosi’netto. Come una cosa che fai per un certo periodo di tempo e si autogiustifica, autoperpetra e si impone per inerzia. Non che non la senta come frutto di una scelta, ma in un certo senso ne sono anche prigioniero, tanto piu’ adesso che ho deciso di prendere la mia RIBA Part3 qui (domani ho la prima lezione alla South Bank University), che non succedera’ prima di Giugno 2006, e che fino a Giugno di quest’anno ho la responsabilita’ di 27 studenti da portare al Degree in Interior Architecture.
Fatto sta, ne parlavo col buon P. l’altro giorno, ora che la stagione volge al termine. Londra, voglio dire. It’s not over till the fat lady sings, I know, ma in qualche modo riesco a intravedere un gran cartello all’orizzonte con una freccia ed una scritta “CAMBIO”. This train terminates here, all change please, all change. Roba del genere, anche se non e’ ancora il momento di preoccuparsi. E lasciare e’ come partire, richiede un gran livello di programmazione. Non ancora, comunque. Sara’ un cambio informato da una migliore qualita’ di vita in ogni modo. E low-maintenance, please.
2)Questa si risponde da se’..
3)La colazione a Londra,come tutte le altre cose e’ estremamente poco ritualizzata e molto personale. Niente Nino al bar e metti sul conto che devo scappare. Per me, nei giorni lavorativi, si divide in due parti: a casa prima di uscire, te’ e biscotti senza glutine, (il caffe’ a stomaco vuoto non lo reggo: se bevessi un gotto di Ace gentile liscio mi farebbe meno male) piu’ un bicchiere di latte di soja o succo di frutta con aggiunta di proteine di siero di latte a giorni alterni. Allo studio verso le 11 la seconda parte: barretta di frutta e nocciole con dell’altro te’ (come se me ne facessi mancare), con un plum-cake senza glutine e uno smoothie (tipo frullato) o una banana. Questo nel migliore dei casi. Se sono in ritardo, e’ gia’ grassa se riesco a trangugiare qualcosa e via, con l’opzione di prendere qualcosa sul treno se vado a Brighton, o al cornershop dopo. Nel mio smodato bisogno di proteine, ogni tanto sperimento con roba tipo scotch eggs- uovo sodo avvolto in carne macinata impanata e fritta, praticamente roba da picnic- o scatoletta monoporzione di tonno e maionese(!?!), ma sono soluzioni estreme per situazioni estreme e l’esito e’ sempre incerto.
La colazione fuori e l’eterno pic-nic urbano
Comunque ci tengo alla colazione, che se la manco o mangio roba schifosa mi parte tutto il sistema digerente, in un equilibrio delicato da diverso tempo ormai. Mantenersi operativi e sani e’ un’opera alchemica che richiede conoscenze approfondite e specifiche. Il 90% della roba pseudocommestibile in vendita sugli scaffali mi fa schifo o mi fa male, e comprare uno snack richiede decine di minuti: prima di uscire dal negozio con un’unica barretta di cereali da 58p, devo leggere righe e righe di ingredienti scritti in caratteri minutissimi, mosso dalla fame e in uno stato d’animo fra diffidenza e rassegnazione (della serie qualcosa devo pur mangiare e di qualcosa si deve pur morire). A volte il compromesso e’ soddisfacente se uno e’ di bocca buona, ma quasi mai ideale, e mai entusiasmante.
Don’t get me started on the food thing…
Il viaggio allo studio e la cena verranno trattati in dettaglio nei prossimi episodi della serie, stay tuned…
Grazie a tutti per i messaggi