Allora dicevo ero in cucina cercando di dare un senso alla giornata. Nuotare (pancetta che ultimamente diventa prepotente… pensiero alla silhouette dell’uomo in costume). Telefono a tre persone, non me ne risponde una. Tipico. Telefonata di Jacques “sono con ernst non sappiamo cosa fare. Idee? Che fai?” Questo alle 4. Io:“Guardo cosa ce’ al cine e ci vediamo verso le 5 e mezza”. Mi inchiodo per un’ora a tagliare a strisce con le forbici le bollette delle varie compagnie telefoniche che mi hanno succhiato soldi durante gli ultimi 5 anni. E’ una pila alta 15 centimetri.
Una pazienza insofferente come da lavoro inutile. Quando quasi mi affetto un polpastrello, alla quattrocentesima bolletta decido di passare a strappare. Piu’ soddisfacente quello, ma sempre il pensiero corre alla stupidita’ dei piccoli uffici che non hanno una distruggidocumenti (si chiama cosi’ in italiano!?!).
Che due OO
Finalmente vado in piscina e ci sto una vita… stile, esercizi, dorso, ri-stile, una decina di vasche respirando ogni 3 bracciate e lunga doccia con trattamento balsamo e lozione idratante sul corpo. Che Bajadera.
D’altronde bisogna tenersi un po’ da conto. Ci se n’ha uno solo, si sa.
Comunque becco Jacques mentre sta entrando al film delle 6 e mezza all’ICA. Tardi ovviamente. Ok sentiamoci quando uscite. Nel frattempo io posso cazzeggiare. Scopro di essere in possesso del primo computer portatile mai prodotto. E’ il TANDY 120, prodotto ideato in giappone ma costruito dalla RadioShack in America. Il mio e’ del 1986.
Manda sistema operativo della Microsoft inciso sulla scheda madre, ha tipo 23k di ram. Ha un modem incorporato. Display 8 linee lcd a caratteri grandi. Tastiera solida e piacevole, ideala per scrivere. Lo zio piu’ vecchio del Commodore C64. Plastica beige, ventre nero. Agh… sembra di vedere una delle guardi imperiali di star wars che tenta di fare il disinvolto. Pero’ esercita una seduzione non indifferente su di me. Lo usavano i giornalisti, pare… Funziona perfettamente e fa quello che deve fare. Mi manca il cavo senno’ lo potrei collegare a questo portatile e salvare files. Delirio. Ho scaricato il manuale di istruzioni, e’ un viaggio in un altra era.
Comunque dopo molto pottering around, mi metto a piegare biancheria asciutta e poi passo una mezzora al telefono con Laura che ha appena saputo che me ne vado da Londra. Cena settimana prossima.
Jacques mi sorprende al computer di nuovo dicendomi “allora veniamo li'” “guarda che e’ un casino” “va bene chi se ne frega” “ok”
Ne risulta cena improvvisata con io che faccio babbo natale perche’ regalo a tutti quanti piu’ miei averi riesco ad affibbiare. Ho ancora biglietti per la London Eye, a proposito. J. si e’ preso un paio di scarpe che gli stavano benissimo. A E. ho regalato due macchinine radiocomandate che avevo comperato a hong kong. Caffe’, poi whisky di 18 anni (finalmente seccata la bottiglia) poi canne poi cena. Sorbetto al mango, poi ancora e ancora risate e cazzate e discussioni serie e semiserie fino a mezzora fa.
Salgono su un taxi che li porta a East Croydon, una mezzora a sud di qui.
Adesso la tele e’ accesa senza audio e il disco di William Burroughs con i DHoH e’ finito.
Mi corico lasciando tutto cosi’, domattina ci vado di ruspa.
Presto non saro’ piu’ qui.
Crepi il lupo…Vi bacio tutti… buonanotte
4 risposte a Allora dicevo ero in