I stand corrected e mi inchino di fronte a cotanta sapienza. Grazie gex. La lampada è di Starck. Avevo dato per scontato che era di Mooi perchè era nel loro stand. Vabbè. Gnuranza mea.
Diomiomachecaldofaabolgna!?! Mi si liquefà anche l’anima, nemmeno la collaudata strategia tuttochiusoilgiorno/tuttoapertolanotte sembra funzionare più: per le cinque di pomeriggio in casa già si boccheggia. Se me lo potessi permettere comprerei il pinguino, in barba al buco nell’ozono. Ma forse anche no. Continuo a sventolarmi col ventaglino del mammamia che mi è rimasto dal pride.
Il pride sì/il pride no, ognuno ha la sua opinione. A me qualunque forma di street reclaiming pacifica con scopi ludici, anche politicizzata, piace, e ha quindi il mio appoggio incondizionato. Volendo prescindere dai più che legittimi diritti umani, anche solo l’idea di usare le vie e le piazze non per far circolare mezzi meccanici ma per far passeggiare gente e carri musicali mi entusiasma, che ci posso fare. Saranno le mie origini viareggine. Una non-stop exploding plastic inevitable walkaround city ad ogni angolo. Qualche lampo fucsia non guasterebbe. Le città sono fatte apposta per organizzare eventi come questo, per cui lasciate che succedano e godiamone. Possibilmente con frequenza settimanale, come la Friday Night Skate a Londra a cui ho partecipato una marea di volte. Poi per carità, vedo il crudo business alla radice di tante iniziative, vedo i discriminati che si trasformano in discriminanti, la gran ruota del samsara che gira, ma non ho giudizi negativi da trinciare. Penso sempre che è meglio che certe cose esistano piuttosto che non, perchè a volte sento il regno della non-esistenza che preme con insistenza subito dietro l’angolo e mi spavento un po’.
Sto ascoltando il vecchiotto ma sempre apprezzabile Vulvaland dei Mouse on Mars che mi sembra adeguato per la temperatura da bagno turco del salotto/studio. Segue Isan, plans drawn in pencil.
Che altro? Sono un pochino rovinato fisicamente: debellata l’allergia con pillole e spray, è ricomparso il solito sfinente dolore sordo alla schiena/spalla sinistra, con il solito preoccupante pattern di referred pain a tutto il braccio e occasionali informicolimenti della mano. Mi dà abbastanza il tormento, anche se non mi rassegno a bombardarmi di oki o aspirine. Detesto le cure palliative, roba da relitti in carriera che si strafanno solo per continuare a fare quello che fanno, contando di farsi trapiantare il fegato a sessantanni. Io voglio veramente stare bene, non metterci una pezza. Ho prenotato un appuntamento dal chiro di fiducia – a Firenze, mannaggia- e mi sono rassegnato a sborsare i bei biglietti per farmi manipolare dalle sue sapienti mani. Dubito che comunque anche il magico B riuscirà a risolvere il mio problema in una sola sessione. Che devo fare, continuerò a fare la spola attraverso l’appennino.
Tantopiù che sto lavorando ad un progettino per Firenze, per cui se va avanti avrò anche motivi lavorativi per tornarci. Ovviamente nessuna garanzia al momento, nessuna scadenza, nessuna promessa. Potrebbe risolversi in una gran bolla di perfettissimo nulla come l’85% dei progetti in Italia. Ad ogni modo in questa circostanza sono solo il ghost-architect, per cui anche se succede mai e poi mai il mio nome sarà legato a ciò che viene realizzato. Ecco qua.
A bientot