IL DONO
Il dono è quella cosa, come dice Andrea Branzi, che distingue un progetto inutile ed insulso da uno valevole e ricco. E’ una prova e un esercizio di generosità intellettuale da parte del progettista che fa sì che l’oggetto, l’edificio o quale che sia l’oggetto della progettazione, abbia un qualcosa in più. Un qualcosa che non è necessariamente connesso alla funzione e all’uso, un qualcosa di gradito e inaspettato e sorprendente. Può essere un colore vibrante, una luce che ti mette a tuo agio, un fiore che ti trovi improvvisamente davanti agli occhi.
Vorrei che tutti i progettisti di qualunque cosa, dai piani urbanistici alle tazzine da caffè ai vagoni ferroviari, si sintonizzassero su questo concetto. Forse questo sarebbe già un passo verso un mondo migliore?
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P.S.: il ciccione non c’è più. Le nostre vite hanno preso percorsi diversi. Sono triste. Stanotte l’ho sognato che tremava sudava e vomitava, in mutande in piedi su un piatto di carta poggiato sul pavimento con dentro un trancio di pizza schifosa di quella che vendono alla stazione. Io mi avvicinavo per calmarlo e lui mi guardava con gli occhi spiritati. Qualunque sia il significato recondito non credo sia un’immagine di amore. Più roba da Linda Blair.
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