Knock knock… It’s me

Knock knock…

It’s me again.

Pensavo di tornare a fare una visitina da queste parti, sono stato qui a lungo e ogni tanto mi piace tornare. Sai, oggi la mia vita si muove su altri binari, fra altri poli, alcuni importanti (almeno per il mio sostentamento, ma non solo), altri meno. Non sono solo, no, anche se passo gran parte della mia giornata da solo. Forse perchè voglio così. Dicevo, il disegno di oggetti, sì, ma anche l’insegnamento. Sempre con l’architettura all’orizzonte. Guardata, provata, mai troppo lontana dai miei pensieri ma difficilmente praticata con assiduità. Come un amante troppo esigente a cui mi lega un rapporto indistruttibile. Per quante me ne faccia non riesco ad odiarla, solo a sublimare i miei sentimenti per lei. Ci vuole un’intelligenza particolare per dominare il gioco delle cose che vanno a puttana facilmente. Bisogna tenere le redini di tutto in mano e muoversi con abilità, a volte con scaltrezza, per far succedere gli edifici e anche gli altri progetti.

Io riesco solo in parte. Mi muovo in modo poco programmatico e cambio obiettivo durante il cammino, che va bene nel lungo termine ma non nel lasso di 5 anni che è il battito cardiaco dell’architettura. Cacchio se bisogna crederci. O forse anche no, è un gioco sottile, bisogna usare molto il pensiero laterale e la visione periferica. Cose che si muovono ad una velocità difficile da percepire dalla parte animale. Luoghi abitati dalle forme in cui la gente passa soltanto. “Questo edificio esiste perchè qualcuno ci ha creduto fortemente.” Alla fine, come diceva Scharoun, gli edifici sono sempre più belli quando non sono terminati. Questo serve per la volta successiva, per risparmiare energia e soldi e metterli dove servono di più.

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