…e il cambio finalmente e’ arrivato. Stasera ho parlato al boss, siamo andati al bar e, lui davanti al suo bicchiere di chablis, io al mio succo di pomodoro condito, ci siamo finalmente parlati. Ovvero, io gli ho parlato. Gli ho detto che l’esame da 2mila sterline non mi sembrava il caso e che volevo tornare per un po’ nel mio paese. Lui ha capito, dato che anche lui dalla nativa svizzera si e’ trapiantato a Londra all’inizio col pensiero di restare solo qualche anno e poi si e’ trovato a restare. Gli piace Londra, la trova meravigliosa.
In tutta sincerita’ io gli ho detto di no, soprattutto Londra Sud. Ci siamo lasciati con un buon feeling, con l’impressione (l’illusione?) di esserci capiti, almeno in parte. Ha voluto sapere cose di Alsop, era curioso, come di una cosa completamente diversa da se’ stessi, quasi opposta. Gli e’ quasi sfuggita la frase “non capisco come fai a trovarti a lavorare con me”. Ovviamente non l’avrebbe detta ma era nell’aria. La risposta piu’ adeguata sarebbe stata “infatti.” Pero’ visto che lui non mi ha fatto la domanda, io non gli ho dato la risposta. Peccato.
Completamente fuori dal mio territorio, dalla mia cultura, dai miei gusti. Le mie affinita’ elettive fanno capolino all’orizzonte con aria apprensiva “si sara’ dimenticato di noi…”
Per questo ho bisogno di uno stop. Devo fermarmi, in corsa non si pensa, niente si attacca alla pelle, si pensa al miglior risultato nel tempo piu’ breve. Niente ha qualita’ effettiva, niente ha senso.
E poi l’amore…. AH, L’AMORE……AMO L’AMORE.
I lavori degli studenti dello Studio3 mi hanno un po’ deluso. Non hanno colpa loro in realta’, la colpa e’ di quel povero idiota del mio collega che pensa di essere un gran intellettuale e in realta’ e’ un povero fanfarone con piu’ arroganza che autorita’, che non riesce a convincere nessuno della bonta’ delle proprie idee, col suo inglese pieno di sfondoni e i suoi ragionamenti confusi. Un mezzo disastro, soprattutto per loro. Mi dispiace, non ho potuto fare nulla, io sono li’ solo un giorno alla settimana. Quando sono li’ ci butto tutto quello che ho, ma non basta perche’ devo anche combattere contro l’idiozia del mio collega.
Ci sono anche differenze culturali: i tutors inglesi investono piu’ energie su quelli bravi piuttosto che su quelli in difficolta’ come abbiamo fatto noi, perche vige nelle universita’ la cultura degli “awards“, dei premi. Ogni anno le istituzioni assegnano premi, e le universita’ con studenti che vincono prendono in pratica piu’ soldi (gira e rigira nel mondo anglosassone il nucleo della faccenda sta sempre li’) e attraggono di conseguenza piu’ studenti danarosi. Il ciclo virtuoso del vincitore.
Anche la morale cattolica e quella protestante c’entrano in qualche misura.
Ora comunque mi corico.
Devo ricordarmi di smontare la casa e metterla in valigia fra 6 settimane.
bACI
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