Incapace di intendere e

Incapace di intendere e volere, in una trance da weekend straviziato, se non fossi in uno studio con altre 70 persone comincerei a fare il lamento di Chewbacca… che liberazione che sarebbe: dimostrazione tangibile dell’inesprimibile che preme alle soglie del linguaggio. Dio che coma… pero’ ci siamo divertiti. E’ cominciato con la nobile intenzione di riavermi dal cimurro, per cui appuntamento alle 4 al bagno turco di Ironmongers Row. Dopo due ore fra tepidarium, calidarium, bagni di vapore e nuotatelle varie, eravamo deliziati e morbidi come odalische disossate. Il mio compare ha la bella idea di organizzare una cena (a casa mia) e sulla sua vespona ci dirigiamo a sud nel super-azzurro controluce di una splendida giornata di sole che noi non vedemmo mai, prigionieri volontari di vapori e asciugamani.

Su Kennington Road notiamo questo teenager di colore che corre sul marciapiede opposto al nostro, nella stessa nostra direzione e alla stessa nostra velocita’….(velocita’ considerevole per un pedone). Una parte dei nostri cervelletti, quella non ipnotizzata dal punto di vista prettamente cinematografico della sequenza dei piani paralleli di movimento, si accorge che c’e’ un altro umano ad una quindicina di metri dietro di lui, che corre pure lui, urlando roba che noi non capiamo. In realta’, anche per i nostri cervelli soffici come cannelloni dim-sum, non ci vuole un gran balzo intuitivo per pensare a uno scippo. Mi accorgo con disappunto prima e con rassegnazione poi che il mio amico nonche’ conduttore del mezzo su cui io mi polleggio indolentemente reclinato sul bauletto posteriore, e’ in piena botta da supereroe e decide di bloccare il giovane malfattore.

In realta’ il tempismo e’ perfetto, perche’ arriviamo a tagliargli la strada alla traversa successiva e lo inseguiamo giu’ per la via. Quando lui si infila in un cul-de-sac laterale, P. mi smolla la vespa (agguanta qui!) e si butta all’inseguimento a piedi con casco. Io visualizzo gia’ mentalmente il brillare della lama alla luce del lampione del vicoletto, ma spero che tutto vada bene, come spesso faccio quando non c’e’altro da fare. Poi abbiamo il casco tutti e due, che ti da’ questa bella sensazione di sicurezza e incute soggezione.

Nel frattempo sopraggiunge il derubato urlante, che si getta sul teenager (P. lo bloccava ma a distanza, per evitare probabili coltellate) e si riprende a forza il suo cacchio di telefonino. Il teenager se ne va illeso lanciando un paio di oscenita’ di rito, ricambiate da P. e dal derubato paonazzo che poi ringrazia (non lo ha fermato nessuno! menomale che c’eravate voi…)

Tutto e’ bene cio’ che finisce bene, per cui finiamo a cena a casa mia e stiamo a chiacchera con vino e petardi fino alle 5 di mattina

La mattina dopo alle 11 il telefono mi sveglia dal rigor mortis: la tipa alla reception dei bagni, molto sveglia, mi informa che ho lasciato il mio telefonino ai bagni. Brava. Ha cercato nella rubrica e c’e’ il mio numero di casa alla voce “Home”. Su cose del genere uno non ci fa affidamento, ma quando succedono e’ bello.

Per cui visto che dovevo tornare ai bagni comunque mi sono portato il costume e ho celebrato la ritrovata ubiquita’ della comunicazione con una nuotata e sauna.

Giuro che stasera alle 11 sono sotto il piumone.luna

bacicuore

Questa voce è stata pubblicata in Senza categoria. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *