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Ciao! Matteo grazie, mi dai i brividi… non immaginavo che le mie ciance inducessero dipendenza. Te ne vai in brasil? Non dovrebbe essere troppo male laggiu’. Buena suerte allora. Statte accuort’ che da quel che mi dicono il posto e’ bello caldo in tutti i sensi. Ma al solito, se un si va, un si vede.

Stefano, non so veramente che consigli darti: viste da una certa distanza le citta’ sono tutte uguali. L’unica cosa che ti posso dire per certo e’ che se hai voglia di sopportare la metropoli tentacolare e il tempo infame (adesso fa caldo ma e’ scoppiato un temporale violento…) qui di lavoro ce n’e’ assai. Gli architetti si danno da fare. Se inoltre Londra vince il bid per le Olimpiadi del 2012 allora veramente ce n’e’ per tutti. Io ho dato, almeno per un po’ di tempo, ma non biasimo chi si vuol fare ‘sto pezzo di esperienza nel paese dei balocchi nevrotici. Ci vuole uno straccio di organizzazione pero’, un budget e spirito pratico a bizzeffe. Per il resto non ti preoccupare che tanto non frega nulla a nessuno: le turbe esistenziali qui non sanno nemmeno cosa sono. Altri problemi, ma di quelli tu non ti devi preoccupare ancora, non essendo qui.

Spulciando nel blog di Giordana da Barcellona qualche giorno fa leggevo le sue liriche descrizioni delle vie e piazze, la luce e la gente… tutta altra roba. Londra non ha nozione di luce mediterranea ne’ gioiosa collettivita’, ne’ del meraviglioso e ancora florido artigianato e perizia manuale catalana: tutta roba che appartiene ad un altro mondo, altra area geografica, cultura diversa. Vero che quando uno lavora come una bestia queste cose rimangono li’come un fondale dipinto, di cui si riesce a godere in modi e tempi limitati, ma e’ importante (pour moi, s’intende) sapere che ci sono e ci puoi contare quando puoi o vuoi.

Qui il lavoro e’ una roba che da’ assuefazione, una droga a cui non si puo’ rinunciare. Se non lavori cosa fai? Ti autodistruggi o vegeti.

Mo’ basta, almeno per un po’. Voglio provare a tornare quello che ero. Questa e’ stata una fuga originariamente indotta da un rapporto andato in pezzi e dalla frustrazione di vedere davanti a me zero opzioni e “more of the same”, come dicono qui. 7 anni mi hanno portato alcune cose ma non mi hanno liberato da quello da cui fuggivo; quello me lo sono portato dietro finora, un nodo che da pochi giorni si va lentamente e cautamente sciogliendo solo grazie a qualcuno che mi vuole bene e mi ha aperto gli occhi, talvolta me nolente, e mi ci ha strofinato il naso come ai gatti.

C’e’ ancora del lavoro da fare, ma intravedo un miglioramento. Dimenticare e’ un processo fisiologico come crescere; lo si puo’ facilitare e incoraggiare ma non forzare.

Nicole, non ho idea di cosa succedera’ quando saro’ in italia: se la gentile redazione me lo lascia tenere io continuo, altrimenti lascero’ il posto a chi sta vivendo esperienze all’estero come e’ giusto.

Bacicuore

…Log offpranzo

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