Salve a tutti, architetti

Salve a tutti, architetti e non, emigranti e animali vari. Torno a raccontarvi un altro po’ di affarucci miei, tanto per non perdere il vizio. Sto preparando il programma per l’universita’ americana: Il menu’ per i floridi ragazzotti e ragazzotte prevede (indovina) una bella dose di rinascimento, con brunelleschi a palla. Non so come affronteranno il baratro storico che li separa dal 1430, quando ancora nella loro terra il bisonte pascolava e i native americans se ne stavano in pace senza conoscere il whisky o il winchester.

Spero di riuscire a fargli capire la modernita’ della cappella dei Pazzi, uno dei primi organismi architettonici concepito come un congegno spaziale modulare, tutto sviluppato a partire da tre misure. Forniro’ debita tabella di conversione fra piedi anglosassoni e braccia fiorentine.

Per il resto, ho deciso di smettere di preoccuparmi di una base o nido, e di fluttuare sul territorio nazionale. Seguira’ salva di curriculum sparati in tutte le direzioni; alla fine, qualche citta’ o paese mi vorra’, stiamo a vedere.

Nei primi giorni dell’anno, Genova. Mi piacerebbe se quella citta’ mi volesse, penso che mi troverei bene. Ospite della polimorfa comunita’ di spianata castelletto, in quella bella casa ottocentesca in cui si entra anche dal tetto, attraverso una passerella volante da brivido. Ascensori urbani fine secolo, gallerie cittadine, giornate di sole; mangio da un sacchetto di panissa tiepida (roba che ogni zeneize degno del suo nome si rifiuterebbe di toccare). Lasagne al pesto da orgasmo sulla strada per montoggio.

A prestocuore

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