Sono tornato oggi da

Sono tornato oggi da Roma. Idillio con Cisco, dopo litigio agro e convinto solo per meta’. La sorprendente indifferenza che mi aveva colto a Londra ha ceduto e ho ritrovato l’amore. Devo dire che lui si e’ anche prodigato per riconquistarmi. Poi, il rientro a Firenze.

Pomeriggio infernale allo studio terra. Io ed Leyla da soli. Brutta situazione. Sto sviluppando una feroce allergia per quella donna. La sua testardissima incomprensione e chiusura. Tanto per cambiare abbiamo litigato. Mi ha scambiato per il suo assistente. Odio la gente che chiede alla gente di fare cio’ che lei stessa non sa fare. Parte in quarta, ordina, vuole che faccia cose secondo i suoi schemi, mentre io sto tentando di far quadrare le cose mie, le cose loro. Sta per partire una serie di “una volta…”. Eccoli:

-una volta (l’anno scorso) ci credevo, credevo che studioT fosse un luogo piacevole ed effervescente, magari un po’ scoordinato e senza soldi ma almeno mi faceva stare bene. Ero convinto che quello che avrei perso in quattrini lo avrei guadagnato in benessere psico-fisico. E risparmiando sarei riuscito a vivere una vita più’ che dignitosa, con weekends al mare o a Roma fra le braccia del mio Cisco, mentre i soldi risparmiati durante sette anni di lavoro a Londra mi avrebbero fornito un materasso, al caso.

-una volta l’atmosfera dolcemente provinciale di Firenze mi cullava e offriva rifugio alla mia anima terrorizzata di chiudere gli occhi ogni sera in quella metropoli senza amore e umanità in cui mi arrivava , fino dentro il letto, quella pulsazione fredda e assassina come una sirena di auto della polizia che le fioche stelle degli amici, troppo lontani (oltre la M25) e troppo deboli (a parte poche eccezioni) non riuscivano a dissipare.

-una volta pensavo che alla mia famiglia (membri più’ stretti ancora in vita) non importasse con chi mi piaceva andare a letto. Avevano sempre mostrato un discreto disinteresse per l’argomento e non sarei stato io a costringerli ad affrontarlo. Avevano probabilmente delle idee, incomplete e sbagliate, e io non avevo fatto assolutamente nulla per confermarle o smentirle. Quando e’ stato il momento di presentare loro la persona che amavo non ci sono state parole dirette ma nemmeno tentativi di nascondere la verità. E questo non mi e’ stato perdonato: mi e’ ritornata un’ondata di risentimento ingiustificato (o motivato da scuse futili fatto di frasi lasciate a meta) che mi ha rovinato meta’ della scorsa estate.

Forse l’ho presa alla leggera ma alla fine nulla e’ cambiato. Rimane la loro fondamentale indifferenza, di cui ho periodicamente segnali inconfondibili. D’altronde loro hanno le loro priorità, e non coincidono con le mie se non occasionalmente. Sono un’immagine aliena, una realtà’ separata da troppo tempo per ricucire ora questa separazione.

Ma:

-hai pensato che questo per te e’ un periodo strano, molto particolare, difficile? Dopo tutto ti sei ritrovato nel tuo paese d’origine dopo sette anni cambiato, diverso, con delle convinzioni acquisite che hanno tirato una bella linea fra te e i tuoi simili. Libertà che ti sei preso e a cui non vuoi rinunciare tanto facilmente. Passi su cui tornare sul piano dell’apertura verso i tuoi simili, ma senza perdere le cose fondamentali che hai conquistato per te stesso e per la tua individualità: il tuo lavoro, il tuo diritto all’autodeterminazione, la tua indipendenza sia economica che psicologica.

Invece, oh delusione suprema, mi sono accorto che ritornare e’ stato tutt’altro che confortevole.

Sono tornato in un paese che non mi da’ alcuna garanzia di un lavoro o indipendenza economica (se continuo cosi’ i miei risparmi saranno presto estinti), da un amore che esiste ed e’ sincero ma non ha la sicurezza necessaria per affrontare un progetto di vita a due dopo due anni di frequentazione, e non c’è niente che lo possa convincere. Da una famiglia irrigidita nella propria strutturata routine al punto da vedere in me un elemento perturbatore esterno e rigettarmi.

Non ho una casa da poter chiamare tale, ovvero un luogo che contenga i segni e gli oggetti fondanti della mia storia. Questi sono sparsi e custoditi in vari luoghi che appartengono ad altri ed in cui altri vivono (almeno 4 in tutto, in due paesi diversi).

C’è da domandarsi che razza di vita e’.

Di sicuro non sono contento, anche se non vorrei rassegnarmi a mandare tutto e tutti affanculo per tornare in un posto in cui so che dopo alcuni mesi impazzisco.

Ditemi che non sto perdendo tempo aspettando che Cisco si decida a propormi di vivere insieme, che Firenze mi permetta almeno di sostentarmi e ripararmi e costruire una qualche opportunità per un futuro che altrimenti mi vedrà da solo e deluso.

Vorrei essere in grado di prendere una decisione serenamente, qualunque essa sia. Mollare la relazione non e’ fattibile, per cui ecco che mi trascino da una situazione temporanea all’altra, aspettando, e aspettando mi sfinisco senza stare troppo bene ne’ troppo male, anche se la mia schiena mi accusa periodicamente di sprecare il mio tempo e non fare abbastanza yoga.

Ho speranze da vendere ma nessun programma che non sia immediato: situazione pericolosa e instabile che mi da del filo da torcere. E pensare che dopo tutto non chiedo mica molto.

A volte ho veramente l’impressione di chiedere troppo al luogo in cui mi trovo, comunque.

Dovrei cambiare di nuovo forse, e tentare il balzo da qualche parte che ancora non ho battuto.

Nanna.

luna

19/10/2006


E cosi’ ho paura di tornare a Londra. Ma e’ bene forse scorporare questo dalle preoccupazioni sulla carriera. Queste ultime restano indifferenti (o se non lo sono, dovrebbero) al luogo, e voglio le stesse cose dal mio lavoro sia qui, a Firenze, che altrove.

Il giro di interviste e’ servito se non altro a mettere a fuoco il prossimo passo da fare, la conseguenza ideale delle premesse che ho diligentemente raccolto nel portfolio. Ci sono diverse cose che sento onestamente il desiderio di superare, certe dinamiche di studio in cui non vorrei rimanere invischiato di nuovo, entro certi limiti.

Medium-sized design office: low pay, lots of international competitions. Progetti interessanti ma alta probabilita’ di fallimento degli stessi (paper architecture); possibilita’ di imparare cose fondamentali della professione uguale zero o quasi. Valore nel divertimento e nella soddisfazione di produrre qualcosa di culturalmente rilevante, e forse nell’essere corteggiati dai media.

Big Corporate office: high pay, tutti i bonus e plus del caso ma progetti orrendi e/o banali, incredibilmente privi di guizzo creativo ma struttura di delivery efficiente. Se non accompagnata da esperienza di cantiere o comunque di team leader, rimane una esperienza che mi prosciuga di energie e non mi da’ nulla in cambio.

L’i-ching consiglia modestia. Quindi ufficio senza tanti lustrini ma con qualcosa di solido e progetti dignitosi che vann
o portati a compimento. In pratica tutti quelli che ho contattato finora non valgono nulla. Bene, a fresh start.

Se non ho il coraggio di tornare laggiu’ ho paura di dover dare a me stesso del cretino fra un po’ d’anni. Ma la paura e’ dura da vincere. Mi ricordo come mi prendeva, come una crisi di panico quando percepivo la distanza sconfinata fra il mio paese, le strade e le persone che conosco e quella citta’ dura e spietata in una terra ingrata battuta da un clima sprezzante, il cinismo e la freddezza della gente di la’. Che ci facevo cosi’ lontano da tutto cio’ che amavo, cosa cercavo di dimostrare a me stesso, cosa speravo di trovare in quel vuoto sovrappopolato.

Sapevo che non avrei trovato nulla, e tenevo pronta la fuga di emergenza. Il bel gatto mammone ha scatenato un meccanismo gia’ in tensione da diverso tempo.

Volevo vedere se veramente la vita quotidiana fatta di piccole cose come la spesa da sainsbury’s e tesco o al mercato, la sauna il bagno turco la palestra la piscina, le mostre e i concerti e gli eventi in between, mi avrebbero costruito attorno un involucro confortevole, ma no, non era poi cosi’ confortevole; mi lasciava sempre l’amaro in bocca, avevo sempre la sensazione di non essere riuscito a godermi le cose perche’ non le condividevo abbastanza con uno, con molti, con nessuno.

Sempre quella sensazione vaga ma sicura di essermi perso qualcosa, che una parte andasse sprecata, che dopotutto fosse inutile sbattersi in giro cosi’ per andare nei posti a vedere cose quando poi alla fine uno restava regolarmente sempre inevitabilmente solo. E allora presi a frequentare scopate occasionali come sport, cercandovi le stesse cose e lo stesso desiderio di condivisione di qualcosa di piu’ intimo almeno per un’ora, due -tre volte, una settimana, un mese. Penso a Frogs. Non credo di averlo amato, pero’ in un certo qual modo era una presenza piacevole e anche buffa. Sovrappeso e con tutti gli errori addosso di un ragazzo allegro e di buona volonta’ che piangeva la notte e non voleva essere consolato.

Non ho perso quasi nulla a tornare, questo e’ il fatto. Ho lasciato un nulla che sembra qualcosa da una certa distanza. Gli amici, mi ha fatto piacere rivederli questa settimana. La dolce Myrette con cui passo sempre momenti incantevoli, tanto che finisco sempre per chiedermi per quale ragione non siamo fidanzati. Il mio amico Paws mystic bushman, a cui veramente vorrei vedere sempre andare tutto bene nella vita perche’ se lo merita per la sua generosita’ senza ombra di ripensamenti e per il suo volere a tutti i costi rimanere in sella anche se tutto intorno e’ fucked up to the ground.

Ax, fra le sue mille contraddizioni che minacciano di soffocarlo ogni minuto, ride di quella risata stradaiola dell’east end e benevolmente cinica e io rido con lui e non riesco mai a non ammirarlo per la sua cortesia che e’ come un dono e per il suo genuino interesse per la vita delle altre persone. So che ha una vita interiore tormentata e segreta, ma non entriamo mai nel merito e mi dispiace un po’. La sua frequentazione esclusiva di persone ricche ha rischiato di rendermelo antipatico in alcune occasioni, ma poi alla fine e’ veramente un buon diavolo, come si dice. Penso di poterlo considerare un amico, anche se le nostre strade a volte si dividono.

Nooks… con cui invece non ho nessuna difficolta’ a condividere vita segreta e i pochi eccessi che mi concedevo, poi diventa impossibile negargli dei particolari data la sua curiosita’ e fame di informazioni. Uno sguardo puro a suo modo, senza giudicare. Quanti appuntamenti fasulli ci siamo mai dati? Centinaia. Mi ha invitato a casa dei suoi la notte di natale ed e’ stata un’esperienza esilarante. C’era anche Lola, ma pensa.

E poi altri, e ad osservarli bene c’e’ una piccola macchia nell’amicizia di tutti, una quasi trascurabile mancanza di attenzione, un essere momentaneamente assorbiti da una cosa diversa mentre io rimango li’ in attesa di una corresponsione un po’ naif, totale sorridente un po’ebete, il momento di condivisione assoluta, l’epifania e la catarsi. Mi insegnano che esistono altre cose, e la citta’ riempie tutti gli interstizi e fornisce di continuo occasioni per distrarsi, anche gravemente.

Fatto sta che sei sempre da solo, nel buono e nel pantano. Gente cortese ma abituata a cavarsi d’impaccio da sola e senza fare troppi discorsi ne’ pubblicita’. A Swansea hanno amputato entrambi i seni ma lei non fa altro che spararci battute. “Ah si’, ho tolto anche l’altro perche’ alla fine ero troppo sbilanciata e mi ero scocciata di girare su me stessa”. Le voglio bene per questo, oltre che per il fatto che mi fa ridere e imparo di nuovo a farlo ogni volta che la vedo. Suo padre era uno stronzo alcolizzato che ha messo in croce lei e sua madre finche’ e stato in vita. Quando e’ morto lo hanno cremato e lei ha messo le ceneri dentro un vaso in cui cresce una bella palmetta. Se vai a trovarla per il te’nello chalet in fondo al giardino lei, mentre passa gli scones ancora caldi di forno con la panna e i lamponi, con aria molto seria fa il giro delle presentazoni e alla fine ti presenta suo padre, indicando la pianta e raccontandoti la sua storia. Gia’ una cosa del genere a me basta per volerti bene per almeno dieci anni, penso. Forse mi ha anche trovato un posto dove stare, dalla sua amica Fuxia che e’ un’altra adorabile squilibrata con una macchina giapponese che sembra una bianchina bicolore degli anni ‘60 ma non lo e’.

Quante paure: ho paura di lasciare Cisco come conseguenza del mio ritrasferimento la’. L’abisso della mancanza mi si apre davanti e minaccia di ingoiarmisi tutto intero. Ma forse con un po’ di pazienza riesco a fare qualcosa che non sia ammuffire di inedia qui a Firenze.

Vediamo

27/10/2006


Roma: possibile proprio tu? Intervista dall’uomo nero. Temo le sue sfuriate e le umiliazioni modello zione che segnano la psiche di una persona. In realta’ credo fermamente che non sia necessario quel tipo di atteggiamento per diventare un architetto famoso. Gli ho gia’ dato, quasi in trance, quasi senza accorgermene, il tacito accordo. Si’ verro’ a lavorare per te, ok. Si’ che sono in grado di fare quello che tu mi chiedi, e lo faro’. A Roma. “Poi mi spiegherai perche’ vuoi venire a lavorare qui. Poi.” Te lo dico: perche’ ho bisogno di riscattarmi nel mio paese, un po’ come te, penso.

Fatto sta che alla fine Mister Mister si e’ fidato e mi ha dato il posto. Io forse parto in salita ma parto bene, non proprio dall’ultimo gradino.

Ma dio, Londra e’ cosi’ carica e ti da’ la carica per affrontare qualunque cosa. Roma e’ bella ma insidiosa. Roma: Mi accorgo che riesco ad essere puntuale. Arrivo li’ un po’ distratto, ancora digerendo le colonne smozzicate che si ergono come denti marci dalla piazza-scavo, e il mosaico indecifrabile dei palazzi delle vie delle piazze che vi si attesta fieramente sopra o tutto attorno, che si combina e ricombina nel mio cervello senza produrre niente che abbia senso. Londra: Parti da casa caricato a molla ¾ d’ora prima , arrivi 5-10 minuti in ritardo che ti sembra di aver attraversato il mondo, vai li’ e parti in quarta a parlare, fare, risolvere. I giorni passano, le settimane ticchettano via come in un paesaggio sfocato dal treno. Roma: il tempo si fa beffe del tuo volergli dare un senso. Ti vende e rivende la sua storia inventata e riscritta mille volte, secondo come gli fa comodo al momento. La gente non e’ particolarmente benevola, come del resto in tutte le citta’. Gli fa schifo di lavorare, servire il prossimo poi non ne parliamo. Tutti signori, dall’edicolante alla tabaccaia all’angolo.

Un pochino pero’ mi ci vuole, mi sa.

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