Beh, non mi hanno

Beh, non mi hanno dato il lavoro. Solita lettera ufficiale con il blah blah blah di rito, grazie tante scuse ma no grazie. Si sono presi anche il loro bel tempo per rispondermi: quasi tre settimane. Un po’ fesso io che sono saltato sul primo aereo solo per arrivare li’ e scoprire che a loro non piacevo tanto e nemmeno loro piacevano tanto a me. E’ il problema di questi appuntamenti al buio.

Pazienza, plenty more fish in the sea, come si dice lassu’. Ho ricevuto altre risposte e anche una (anzi due) telefonate. Alcuni anche molto carini, del tipo non ci aspettiamo che tu salti sul primo volo, appunto, ma facci sapere quando sei in citta’ che ci interesserebbe conoscerti. Bello. Solo che io adesso non mi muovo fino a settembre, mi sa. La temperatura nei due posti dove risiedo sfiora livelli da liquefazione e rende il pensare e l’agire molto molto problematici. Fortunatamente uno dei due posti ha il mare in dotazione, per cui una qualche maniera di stare decentemente c’e’.

Ho cominciato anche a mandare curriculum in Spagna (alla fine vuoi vedere che andro’ a rompere le scatole alla mia vicina di blog… un salutone a miss G.) tramite un sito di annunci. Non so se e’ il posto giusto per cominciare, anche perche’ le inserzioni sono per la maggior parte di imprese di costruzioni, e non so se e’ quella una battaglia che voglio combattere. A dire il vero al momento non ho proprio voglia di combattere nessuna battaglia su nessun fronte. Ma da qualche parte dovro’ pure (ri)cominciare, perche’ cosi’ da se’ non succede quasi nulla.

Di contro, la situazione affettivo-erotico-sentimentale e’ in piena mareggiata: barche che entrano, barche che escono con il libeccio che infuria, e quello che fino a poco fa era un tranquillo porticciolo sovrastato da nuvole pesanti dove poco accadeva adesso pare hong-kong. Le merci che abbondano sono l’indecisione e l’orgoglio, quelle che scarseggiano, i programmi a lunga scadenza e le certezze. Comunque ci sono anche momenti e situazioni molto belle, come isole nella tempesta. Forse dovrei andar per mare veramente invece di stare in questo forno di casa a metaforizzare tanto.

Mi sono fatto male ad una mano, proprio i marosi mi hanno punito. Ho preso 600mg di ibuprofene, una bomba eccessiva tutto sommato per l’entita’ del danno, e sono ancora in catalessi.

La citta’ rovente dietro la persiana abbassata mi dissuade dall’uscire; un alternativa alla tumulazione forse e’ l’esplorazione del parco vicino casa. Peccato che non ho il libro che stavo leggendo. Piu’ che un libro era un tomo, per quello non me lo sono portato dietro. I romanzi di Jean Genet in una edizione degli anni 70, tradotti con un linguaggio aulico e notevolmente fiorito: Il miracolo della rosa.

Vi lasciofiore

baci

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