No, pensavo, ci sono

No, pensavo, ci sono situazioni topiche come quando sei in casa e devi partire mettiamo il giorno dopo, e pensi a tutte le cose che devi fare o vorresti fare prima di partire. La linea d’arrivo che ti porta su quel treno, quell’aereo, dove te ne stai infine seduto a guardare il paesaggio e le interazioni del genere umano intorno.

Quella lista di cose, pensavo, in qualche modo e’ sempre la stessa eppure cambia ogni volta. A volte e’ molto lunga, tanto che alle ultime voci le prime sono ormai sprofondate nell’oblio e nell’oscurita’. Allora scatta inesorabile la lama della necessita’ che comincia a falcidiare le voci inutili o quelle superflue affinche’ la situazione rientri riluttante entro la categoria del gestibile.

Questo mi porta a credere, forse solo temporaneamente, solo per oggi, che sia una situazione, una fotografia che rappresenti un po’ tutta la vita, verso quella partenza senza ritorno verso il nulla o chi per lui in attesa trepida della quale ci dibattiamo cercando di organizzarci (a volte ammettiamolo in maniera un po’ patetica), e a volte dobbiamo partire improvvisamente e davvero non abbiamo il tempo di fare tutte quelle piccole cose e salutare tutte quelle persone.

Questi pensieri mi fanno venire voglia soprattutto di smetterla di perdere tempo, anche se poi penso quanta intima soddisfazione in realta’ riesca a trarre dal perdere tempo. Soddisfazione e/o quattrini, i due poli attorno ai quali gravita l’esistenza delle persone nella societa’ occidentale. Quando ci pensi non riesci a credere alla totale brutalita’ del materialismo della nostra cultura, che ammanta di interessantissime storie e tradizioni un nucleo di per se’ cosi’ sterile. Allora non resta che la narrazione e la capacita’ di produrre storie che nella loro singolarita’ e nella loro dimensione complessa interpersonale e sovraindividuale ci ricordino di cosa siamo fatti e, senza pur fornirci nessuna indicazione sul viaggio e sulla sua destinazione, ci ricordino anche che esiste una dimensione umana che ci accompagna e che rende possibile l’esistenza in una dimensione superiore e diversa, inclusiva e con un buon margine lasciato all’improvvisazione e al godimento del qui ed ora.

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