Vorrei poter scrivere di feste e di cene e di viaggi, come fanno i miei colleghi, purtroppo il periodo non ce lo consente, perchè la vita è fatta di alti e bassi e questo è un periodo davvero tanto basso. In più so per esperienza personale che, mentre la gioia tutti sono pronti a condividerla, il dolore invece viene rifuggito quasi fosse una malattia contagiosa, perciò preferisco un dignitoso silenzio sui miei problemi.
Però stavolta non potevo esimermi dal non fare un sentito ringraziamento a tutti coloro che, qualche tempo fa, quando si era proposto di fare un nuovo ospedale qui a Chioggia, sul modello dell’Angelo di Mestre, si sono fermamente opposti, insinuando che l’ospedale doveva rimanere in città, e rimanendo completamente sordi e ciechi di fronte ai progetti che prevedevano il potenziamento della rete viaria, dei trasporti pubblici e addirittura di una metropolitana di superficie con corse ogni tre minuti, che avrebbe coperto costantemente i sette (nota bene, sette !) chilometri tra la città e il nuovo polo sanitario, hanno osteggiato fino alla fine il progetto. I 60 milioni di euro previsti sono andati a Thiene dove, loro si, adesso si stanno facendo un bell’ospedale, e noi rimaniamo con un catorcio che è un cantiere aperto, per cui abbiamo i malati oncologici che fanno le chemio in corridoio con il rumore dei trapani dei cartongessisti sullo sfondo, abbiamo i malati in camere indegne di sei metri quadri ogni due pazienti, abbiamo le persone che piangono per i loro cari malati terminali, mentre gli infermieri corrono per i corridio e la gente sta in fila ad aspettare la visita nell’ambulatorio e il piastrellista posa le piastrelle con la radio accesa.
Abbiamo tutto questo. Grazie a tutti. Peccato che non abbiamo più un paio di cose, la dignità della morte, e il rispetto del dolore.