Allora, una parte del mio lavoro, che a me fa molto comodo, è quella delle CTU. Sono iscritta all’albo dei CTU del Tribunale di Venezia e quindi, ogni tanto, mi chiamano per una perizia. Non mi dispiace, è un lavoro che mi consente anche di fare esperienza nel campo delle costruzioni o delle dispute ereditarie, e, anche se è un po’ difficile farsi pagare (si arriva sempre ad un passo dal pignoramento) alla fine il saldo arriva sempre.
Ho iniziato il mio percorso qualche anno fa, quando ancora esisteva il bel mondo delle sedi staccate: uno, massimo due giudici per sezione, ci si conosceva tutti tra avvocati , CTU e CTP, e gli stessi giudici prediligevano i CTU del luogo, che meglio conoscevano la realtà dei fatti. Consegnare gli elaborati era questione di qualche minuto, le sedi erano tutte nuove, ampie e ben accessibili.
Poi la riforma della Giustizia.
E la chiusura delle sedi staccate.
Stamattina avevo udienza a Venezia per il conferimento di un incarico. Sono partita alle sette e mezza. Arrivata a Venezia, che non è esattamente la più accessibile delle città, ho parcheggiato al Tronchetto (a pagamento ovviamente) e ho preso il people mover per arrivare in Piazzale Roma.
Da lì si giunge facilmente al tribunale penale, perché hanno ovviamente pensato che i carcerati non si riusciva a portarli in centro storico col cellulare, ma non si giunge al civile. Eh si, perché la sede della sezione civile, dove dovevo andare io, è a Rialto. Già, proprio nel cuore pulsante del centro storico, tra torme di giapponesi fotografanti e turisti fai da te della domenica, troviamo la sede del tribunale.
Ci si arriva in 20 minuti di camminata, che, con le scarpe alte, diventa un pochino pesante. D’altro canto mica ti puoi presentare davanti al giudice e agli avvocati in pinocchietti e infradito!
Arrivati a Rialto, si entra nel palazzo che è proprio ai piedi del ponte, e occupa tutto il fabbricato che costeggia il mercato e campo san Giacomo.
Eravamo abituati ad una sezione civile e una penale. Qui ci sono tre sezioni civili, il penale, la corte d’assise, d’appello, e la corte dei conti. Il tutto in un palazzo veneziano fatto di stanze, stanzette, corridoi, scale scalette. L’impressione è quella di un formicaio dove ci sono quelli come me che vagano alla ricerca folle della loro stanza.
Uno, due giudici? Qui i giudici civili sono più di quaranta. Come Dio vuole trovo quello che cercavo e vedo passare il giudice che prima era a Chioggia, mi riconosce e mi saluta calorosa: “Architetto! E’ Qui per una CTU? ha trovato? Beata lei, io sto cercando un collega da un’ora!”
Facciamo quel che dobbiamo fare e torno finalmente indietro. Mi rifaccio i miei venti minuti di strada a piedi con i fascicoli nella borsa che pesano un esagerazione e i piedi che mi fanno morire, riprendo il people mover, ritorno al Tronchetto, pago 14 euro di parcheggio e alle 12.40 sono a casa per un giuramento di mezz’ora.
Ora mi chiedo: sarà giusto così? Per noi, per le parti, per gli avvocati. Senza contare i processi che si accumulano, si accumulano, sempre di più e i tempi della giustizia si allungano, si dilatano, e via così.
Ma la legge, non doveva essere uguale per tutti?
Soundtrack: State of love and trust – Pearl Jam
2 risposte a La legge è uguale per tutti?