Ce l’abbiamo fatta per un pelo! Tra i disordini di agosto e quella che ora definiscono la terza intifada, siamo riusciti ad andare a Gerusalemme.
E ringraziamo Dio, è proprio il caso di dirlo.
Perché Gerusalemme non è solo una città, è un luogo. Un luogo che tutti, cristiani, ebrei, musulmani e pure agnostici, dovrebbero vedere nella vita. Perché si respira un’aria fatta di tempi lontani, di storia, di vite vissute.
E purtroppo a Gerusalemme, la città per eccellenza della pace e dell’amore, si respira la divisione.
Innanzitutto si vede. Si vede il muro di cemento che separa i Territori Palestinesi da Israele, e la sfregia come una cicatrice.
Ma i muri non sono solo fisici, sono anche e soprattutto mentali, e sono i più difficili da abbattere, perché mentre a Berlino c’era la volontà di riunirsi, qui c’è la voglia di separarsi. Per cui si vedono strade che sul lato destro sono arabe e su quello sinistro ebree, si vedono i varchi per accedere al Muro del Pianto, con metal detector e perquisizioni, mentre, venti metri sopra, la spianata delle moschee è inaccessibile a chi non è musulmano, e in certi casi anche a chi lo è.
Si vedono gli ebrei ortodossi, con tanto di filatteri, sputare dietro ai francescani.
E si vede Gerusalemme, ferita, divisa, martoriata, eppure splendente di una luce sua, che fatica a filtrare dalla patina di sporcizia dell’odio religioso, ma comunque brillante.
Verrà un giorno senza muri? Lei sarà sempre lì, e brillerà ancora.
Soundtrack: 1- The Wall – Pink Floyd 2-Shalom Shalom – Noa