On air – The Niro -About love and indipendence
Abbiamo viaggiato in tandem per km e km arrivando fino alle dune, un giorno, e superatele ci siamo trovati di fronte il mare. Agitato, dello stesso colore del cielo quel giorno, grigio. Trovare il mare per gente come noi “caliente e del sur” è stato come vedere la propria casa in terra straniera. Ci siamo seduti sulla sabbia giusto il tempo per fare quattro chiacchiere. La spiaggia era deserta ad Aprile ed in quel mese in Olanda il vento che soffia al nord è ancora molto freddo.
Poi siamo ripartiti attraversando a piedi le faticose dune.
Abbiamo pedalato km e km quel giorno ed il paesaggio addentrandoci di nuovo in tandem è cambiato, il cielo invece no, era sempre uguale, grigio senza nemmeno una nuvola. Io pedalavo dietro per scelta, seduta lì avevo la possibilità di avere le mani libere, potevo osservare il paesaggio anche con il mio terzo occhio. La mia macchina fotografica quel giorno ha fotografato infinite linee colorate di tulipani.
Rossi, soprattutto, i campi si perdevano a vista d’occhio.
Passavamo davanti ad un campo in silenzio, e voltavo lo sguardo fin quanto potevo per seguire la linea e capirne la fine.
Mi piace pensare che quella linea non avesse fine. Si perde ora così nell’immagine che è stampata nei miei ricordi.Abbiamo pedalato fino a sera quel giorno. Poi sul tardi siamo tornati in treno a Rotterdam.
Anche questo è Olanda, non solo architettura, non solo mostre e distese di case a schiera. E’ anche fiori, acqua che si confonde con il cielo, freddo, barche e pioggia.
Se penso a quei giorni di vacanza in Aprile ricordo con piacere il tempo trascorso all’NAI a spulciare tra i libri e a cercare materiale utile per la tesi, ricordo le cene notturne con i miei amici spagnoli, ricordo le notti trascorse in discoteca, e anche se a me “quella” musica non mi è mai piaciuta…non so perchè in quel contesto..era…diverso.
Qui a Roma la mia vita è un’altra.
Ritmi frenetici.
Lì in Olanda anche se di giorno lavoravo mi sentivo comunque in vacanza.
I ritmi erano quelli di un paese. In bicicletta raggiungevo tutto in meno di dieci minuti. E poi lì ero perennemente a contatto con l’architettura anche senza volerlo, tutto attorno era architettura.
Era…è diverso lì.
Vivere all’estero è qualcosa che devi fare almeno una volta nella vita, almeno per pochi mesi. Credo sia una di quelle esperienze che ti cambia dentro, anche solo per poco. Lì ero io ma ero…diversa. E ora come ora non riesco a capire se ero meglio o peggio…ero sempre io ma solo un po’ più coinvolta in quello che è il mio lavoro. “io non tremo…è solo un pò di me che se ne va…”
ps. se volete ascoltare THE NIRO qui il link: www.myspace.com/theniro
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