Ieri sera io e Fabio stavamo guardando A2, il programma su Leonardo in cui Giorgio Tartaro intervista diversi architetti più o meno noti. Ci ha colpito in contemporanea una frase in cui, l’architetto di turno diceva che ci vuole feeling coi clienti e che lui lavorava solo con le persone con cui aveva una buona intesa. Ci è scappato da ridere lo ammettiamo, anche con parecchia invidia. Infatti per noi, giovani architetti emergenti, tra la scelta dei clienti e il rifiuto degli stessi, c’è una cosa fondamentale che si chiama mutuo, e va pagata tutti i mesi, per cui, almeno per ora, si parte dalla considerazione che il lavoro è lavoro e pecunia non olet. Da qui l’idea di questo post. Eh si, perchè quando si parla di clientela c’è veramente un bestiario con cui confrontarsi. C’è il cliente perfetto, sogno e utopia di ogni Architetto: gentile, elegante, intelligente e soprattutto umile, si affida totalmente nelle tue mani e ti lascia lavorare senza lesinare sulle spese e senza metterci la bocca convinto che tanto alla fine il risultato sarà buono. L’archetipo di questo cliente è Jean Paul Getty, purtroppo lui ha già Meier come tecnico. 😉 Una varietà è il cliente con limiti di spesa, e quello ci mette la bocca ma lo si può perdonare perchè ha tutte le caratteristiche del precedente ma non la stessa disponibilità finanziaria, ma può essere visto come una sfida a far comunque un bel lavoro a prezzo modico. Poi c’è il cliente che viene da te senza pretese perchè tanto geometri periti ingegneri e architetti son tutti la stessa cosa, ti fa fare la recinzione di casa e poi ti fa penare la parcella come se dovesse darti uno dei suoi figli in pagamento. Però il peggiore in assoluto è il cliente che avendo fatto i soldi senza bisogno di lauree e diplomi viene da te perchè fa figo andare dall’architetto ma sostanzialmente lui la casa sa già come la vuole e la sua idea è indubbiamente la migliore. Questa razza purtroppo pullula in tutt’Italia, e da questa genìa nasce il famoso adagio veneto che dice”il sapiente non sa, il saggio sa poco, l’ignorante sa molto, el mona sa tutto”, vi lascio il piacere di cercare il significato dei termini, vi dico solo che questo genere di clienti è così con l’architetto, ma anche col commercialista, l’avvocato, il meccanico, il tecnico della tv e via dicendo, perchè, appunto, sa tutto. Viene da te coi disegni fatti sulla carta a quadretti o coi programmini di arredo dell’Ikea e con la faccia che già senza che apra bocca dice:”ecco, che ci vuole, ci voleva una laurea e tutti i soldi che mi chiederai per fare una cosa così?”. Discute su ogni più piccola modifica al suo “progetto”, magari dettata anche semplicemente dalle più elementari norme igieniche o dal regolamento edilizio. Limita il tuo intervento all’essenziale, perchè se potesse se la farebbe da solo, e normalmente la sua idea di casa assomiglia alla casa di Barbie, quella in cartone con l’ascensore, e tu hai davanti un’impresa titanica nel fargli capire che non può fare solai da 15 cm col riscaldamento a pavimento o tetti dalle pendenze improponibili, che non può costruire un garage in cemento dove ci sono vincoli ambientali perchè tanto il vicino lo ha fatto, e blateri, discuti, perdi ore del tuo tempo prezioso a parlare e parlare con chi ti ascolta scuotendo la testa e tu ti vedi scavalcare la scrivania e strozzarlo a mani nude. In cantiere poi è peggio, perchè ad ogni problema ti rinfaccia di non sapere niente (lui sa!) e quando arrivi alla fine ti paga dicendoti che è contento (meno male) perchè “vedi che bella la mia casetta con gli archetti e i mattoncini a vista, no quel cubo bianco che volevi fare tu.” Poi però parla bene di te a tutti i suoi conoscenti, perchè lui non sbaglia mai nelle scelte dei tecnici e dei collaboratori, e tu speri che tra coloro che lo conoscono ci sia anche qualcuno che appartiene alle prime due categorie di cui sopra.
Insomma, è un mondo difficile cantava Tonino Carotone, ma noi pazientiamo e aspettiamo di diventare Archi Heroes, citando Giorgio Tartaro, anche se nell’intimo, senza peccare d’immodestia, già ci sentiamo così! That’s all Folks
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